Economia

La Csr secondo Patch Adams

L'inventore della clown-terapia a Milano, ospite della multinazionale dell'informatica Sas: «Per me la responsabilità sociale è una scelta di vita, per questo benedico quella d'impresa»

di Daniele Biella

«La mia vita intera è basata sulla responsabilità sociale. Per questo quando vedo intere aziende fare della responsabilità sociale un proprio valore mi dico: questa è una di quelle cose che potrebbero cambiare il mondo in meglio!». Parole pronunciate a Milano dal clown-dottore più famoso del mondo, il 63enne Patch Adams (soprattutto dopo l’omonimo film sulla sua vita, in cui il suo ruolo era interpretato da Robin Williams). Non era la prima volta per Adams in Italia, anzi: «Ci vengo spesso, anche perchè ho molti amici e molti affezionati donatori per i nostri progetti», dice. Ma era la prima volta in cui veniva appositamente per tenere un vero e proprio seminario sulla Corporate social responsibility, invitato dalla Sas, multinazionale dell’informatica la cui sede principale in Italia è proprio nel capoluogo lombardo.

Il risultato, due ore intense di racconto della sua vita, dei suoi progetti passati e presenti (l’ospedale di cure mediche gratuite Gesundheit! che sta cercando da anni di aprire in Virginia dell’Ovest, l’impegno nelle “missioni del sorrriso” all’estero, in particolare tra gli orfanotrofi della Russia, i luoghi devastati dell’Afghanistan, gli ospedali fatiscenti della Sierra Leone, «dove una madre su otto muore di parto»), ma soprattutto uno scambio diretto con il centinaio di dipendenti della multinazionale, collegati in videoconferenza anche dalle sedi di Roma e Mestre. «È un onore avere Patch Adams qui con noi», ha spiegato Elena Panzera, Hr manager di Sas, che per l’organizzazione dell’evento si è appoggiata alla società Eventiavanti, «ma ora l’impegno è nostro, giorno dopo giorno, nel rendere la Csr una priorità nel nostro lavoro».

Ma tutti gli sguardi, ovviamente, erano rivolti a lui, il clown-dottore Patch («mi raccomando, prima clown poi dottore: clown lo si può essere tutta la vita, dottore solo quando serve»). Occhi lucidi durante i suoi racconti più duri, quelli a tu per tu con la sofferenza estrema, fragorose risate quando passava ad aneddoti più ‘agrodolci’: «La malattia più grave del mondo? La solitudine. Io l’ho conosciuta. Pensate che quando avevo 20 anni passavo ore al telefono a chiamare numeri sconosciuti solo per avere qualcuno dall’altra parte che mi rispondesse». In chiusura, dopo aver risposto alle domande del pubblico, e una volta strappata la promessa a tutti i presenti di concedergli un aiuto per i suoi progetti umanitari, da Adams è arrivato ancora un cenno alla Csr: «Invito molte altre aziende a farsi avanti, c’è sempre più bisogno di voi», ha concluso il clown-dottore, prima della foto finale con i partecipanti. Tutti con il naso rosso, nessuno escluso.


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