Cultura

La csr ritagliatabdal Barbiere di Stalin

imprese Le quattro "nobili verità" sulla responsabilità sociale

di Giuseppe Ambrosio

« E gli non si sentiva responsabile dei delitti del dittatore; era solo il responsabile dei suoi baffi, eppure ci metteva del suo quando glieli aggiustava, contribuendo ad aumentare il fascino che il dittatore esercitava». È a pagina 236 che Paolo D’Anselmi ci racconta il senso del titolo del suo libro, Il barbiere di Stalin , edito da Università Bocconi Editore. È un bel libro quello di D’Anselmi. Ma come capita, e talvolta non te lo aspetti, il contenuto è ancora più azzeccato di quello promesso e gli stimoli sono così tanti che spesso si sovrappongono creando un pizzico di caos (D’Anselmi non me ne vorrà perché argomenta lui stesso la necessità di convivere con il caos) e, per quanto mi riguarda, la necessità di sottolineare solo i punti per me più interessanti.
Per cominciare D’Anselmi arricchisce il ragionamento passando dalla Corporate Social Responsibility alla critica del lavoro. Sembra un passaggio ardito ma è funzionale ad un concetto. Le imprese (ed anche le altre organizzazioni di cui si parla diffusamente nella prima parte del libro, anche se sulla traduzione di “corporate” ho qualche dubbio che possa estendersi anche a pubblico e non profit ma non vorrei creare quello che giustamente D’Anselmi chiamerebbe un dibattito parrocchiale) sono fatte di persone che, certamente a livelli differenti, sono portatrici ciascuna di una propria responsabilità su quanto accade nel mondo e la schematizzazione che distingue il lavoratore dal consumatore, dal socio, dal donatore è del tutto semplificatrice. Infatti stiamo, in definitiva, parlando della stessa persona che ha cappelli diversi ma che dovrebbe “optare” per la ricerca di una coerenza del proprio progetto di esistenza sociale.
Poi D’Anselmi sintetizza in quattro “nobili verità” il senso della Csr. La prima è che essa esiste sempre «no matter what» cioè basta che ci sia un’attività economica e di conseguenza c’è un coinvolgimento dei portatori di interessi. La seconda è che la consapevolezza della Csr è possibile, si può mappare, misurare, confrontare. La terza verità è che la Csr è modificabile con comportamenti in meglio e in peggio. Infine, il bilancio sociale può raccontare efficacemente la Csr.

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