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La crociata della Brambilla contro il Palio

Il ministro del Turismo ha proposto di cancellare la manifestazione senese

di Lorenzo Alvaro

Ecco le parole che il ministro del Tursimo Maria Vittoria Brambilla ha pronunciato, nell’annunciare a Palazzo Chigi la firma di un decreto per stabilire i contributi agli enti pubblici per le iniziative e le manifestazioni turistiche che «non dovranno comportare lo sfruttamento degli animali».

«Se la Catalogna ha rinunciato alla corrida anche noi possiamo rinunciare a qualche corsa o palio. L’Italia deve promuovere all’estero l’immagine di un paese animal friendly e per questo se la Spagna è arrivata ad abolire la corrida credo che sia il momento di rivedere le feste e le manifestazioni dove gli animali vengono maltrattati».

Una dichiarazione chiara limpida e precisa, almeno per quel che riguarda il contenuto. Non solo. La Brambilla ha precisato che «il Palio di Siena è la più famosa ma ci sono altre iniziative che prevedono l’utilizzo di cavalli, asini e oche con crudeltà che non hanno più senso e di cui possiamo fare a meno. Sostengo che il maltrattamento e lo sfruttamento degli animali non facciano bene all’Italia e al made in Italy, quindi all’interno delle manifestazioni che prevedono la presenza degli animali occorre fare uno screening per andare con certezza a individuare quelle che hanno generato incidenti e la morte degli animali».

A poco è valsa la marcia indietro del ministro dopo l’inevitabile polverone scatenato da queste sue parole. Il sindaco di Siena è stato il prima a reagire con veemenza «noi abbiamo applicato al Palio di Siena l’ordinanza di tutela del sottosegretario Martini e il Palio è risultato promosso a pieni voti. Se risulteranno confermate le affermazioni del ministro Brambilla sul maltrattamento adiremo alle vie legali», ha minacciato furente Maurizio Cenni, aggiungendo ironico «che ci fosse uno scollamento nella maggioranza lo avevamo capito. Ma che addirittura ci fosse mancanza di comunicazione tra pezzi dello stesso governo non lo sapevamo. Oggi, dopo le dichiarazioni della Brambilla, lo sappiamo. Questo aggrava la situazione e preoccupa ulteriormente e fortemente per la governabilità e la tenuta del nostro paese».

In merito ai maltratamenti Cenni poi fa chiarezza «abbiamo applicato l’ordinanza del sottosegretario Francesca Martini per la tutela degli animali. Sottosegretario che fa ancora parte del governo di cui è Ministro la stessa Brambilla Dall’applicazione della stessa ordinanza Martini il Palio di Siena risulta promosso a pieni voti. Chi segue il si dovrebbe preoccupare di conoscere il Palio e di capire quanto questa manifestazione sia davvero veicolo di promozione del nostro paese. È davvero incredibile che invece un Ministro italiano rilasci dichiarazioni come questa, del tutto priva di fondamenti, mai era accaduto in precedenza. Questa sì che è una vergogna per il nostro paese e un attacco a tutta nostra città».

Poco ci sarebbe da aggiungere alle parole del primo cittadino senese. Il fatto è che la reprimenda animalista, non solo è stata fuori luogo e disastrosa dal punto di vista strategico e comunicativo, ma è arrivata anche da un pulpito tutt’altro che credibile.

Andando infatti indietro con la memoria viene alla mente il caso del Canile di Lecco. Un canile che era stato definito dal Responsabile Provinciale maltrattamenti animali nel 2002 «lager». Chi era alla guida del Canile in quel periodo? Proprio Maria Vittoria Brambilla su cui piovvero esposti e denuncie, 5 interrogazioni regionali, 2 interrogatori in Senato, 1 in Parlamento, una manifestazione promossa LAV ed ENPA e 6mila firme protocollate in Comune.

Un ottimo punto di partenza per proporre, otto anni dopo, da ministro della Repubblica, l’abolizione di una tradizione popolare italiana che ha le sue radici nel 1644 (è in realtà precedente. A questa data risalgono i primi regolamenti scritti).

 

 

 

 


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