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La Croazia nella Ue col boom di disoccupazione giovanile

Solo Grecia e Spagna superano il tasso del 51% di giovani senza lavoro dello Stato ex jugoslavo, ma la popolazione non sembra entusiasta di Bruxelles. E intanto la si apre un piccolo giallo intorno alla mancata partecipazione della Merkel alle cerimonie di ieri

di Marco Marcocci

A vent’anni dall’inizio delle guerre jugoslave, la Croazia oggi è entrata a far parte dell’Unione, anche se per il momento non di Eurolandia.

La Croazia è il secondo Paese tra le repubbliche nate dalle macerie della ex-Jugoslavia a far parte della UE, il primo fu la Slovenia nel 2004 che partecipa anche dell’Eurozona. Per gli altri Paesi si dovrà attendere, per la Serbia i negoziati di adesione partiranno entro gennaio 2014. Le tappe che hanno portato all’ingresso nella UE della Croazia, Paese  che ha proclamato la propria indipendenza nel 1991, hanno registrato una svolta fondamentale con il consenso all’adesione da parte del Parlamento europeo avvenuto il primo dicembre 2011, a distanza di otto anni da quando i negoziati per l’adesione furono avviati.
Ieri, a festeggiare ufficialmente l’ingresso in UE del Paese, sono accorsi a Zagabria un centinaio di leader europei, tra i quali i vertici UE con Barroso e Van Rompuy. Per l’Italia, che costituisce il principale partner commerciale della Croazia, erano presenti il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e la Ministra degli Esteri Emma Bonino. Un piccolo, ma non troppo, giallo quello che riguarda la mancata partecipazione di Angela Merkel che, sembra, non sarebbe andata in Croazia per il rifiuto da parte delle autorità croate di estradare in Germania un ex agente segreto jugoslavo, tale Josip Perkovic, accusato aver commesso un omicidio nel 1983 in territorio tedesco.

La Croazia ha una popolazione di circa 4,4 milioni, in prevalenza di religione cattolica (87,9% secondo il censimento del 2001) ed una superficie di 56.642 kmq. L’unità monetaria dello Stato è la Kuna (HRK), che è divisa in 100 Lipa; un euro corrisponde a circa 7,47 kuna. Soffre (come tutti!) la crisi economica e finanziaria in atto e registra una disoccupazione che si aggira intorno al 20% (330mila disoccupati); in particolare la disoccupazione giovanile è del 51%, in UE peggio solo Grecia (59%) e Spagna (55%). L’unico settore, anche se caratterizzato dalla stagionalità, a creare posti di lavoro è quello del turismo, per il quale il governo ha previsto un piano di sviluppo importante per i prossimi anni. Inoltre la Croazia, con un Pil inferiore alla media europea per 39 punti percentuali, è uno tra i più poveri Paesi della UE e preoccupa il debito pubblico che è al 54%.

In tale contesto, tutt’altro che roseo, la popolazione non sembra vivere con particolare entusiasmo l’entrata del loro paese nel club di Bruxelles. Di tutt’altro umore  il premier Zoran Milanovic, convinto che con l’ingresso nella UE per la Croazia si apriranno “nuove prospettive e un nuovo mondo”. Sul fronte Italia il Capo dello Stato Giorgio Napolitano ha dichiarato che con l’entrata della Croazia nella UE "i popoli croato e italiano condividono un futuro comune nell'Europa unita. Radici profonde uniscono i nostri popoli e ci assegnano anche il dovere di ricordare le tragedie e le divisioni causate dalle ideologie totalitarie e dal più cieco nazionalismo nel secolo scorso".  Inoltre ha sottolineato che “l’Adriatico sta così  tornando a essere  una parte del mondo proiettata verso una maggiore integrazione a beneficio di tutte le nazioni che vi si affacciano o vi gravitano intorno”. Insomma, in attesa che la disputa tra prosecco nostrano e ed il prosek croato trovi una soluzione, auguriamo ogni bene al paese numero 28 dell’Unione Europea.
 

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