Non profit

La crisi non frena la crescita Ma l’Italia fa eccezione

I risultati dell'annuale ricerca sull'Europa di Vigeo

di Redazione

Sono 683. È questo il numero dei fondi etici commercializzati in Europa al giugno 2009, secondo la ricerca annuale Green, social and ethical funds in Europe, condotta da Vigeo Italia in collaborazione con Morningstar. Si tratta di una crescita notevole, nell’ordine di quasi il 30% rispetto all’anno precedente, confermata anche dall’aumento degli asset gestiti, passati da 48 a 53 miliardi di euro (+9%). Anche rispetto al totale degli asset del risparmio gestito, l’Sri oggi incide maggiormente: siamo infatti ad un 1,11% (0,87% nel 2008), con Paesi caratterizzati da rapporti particolarmente rilevanti. Il Belgio ha infatti il 9,47% dei propri asset investiti secondo criteri Sri, mentre sia la Svizzera che l’Olanda sono sopra il 4%. Questi dati sono ancor più rilevanti se si considera l’annus horribilis trascorso dai mercati finanziari e, di conseguenza, dal risparmio gestito.
Nonostante la contrazione del comparto azionario, infatti, le gestioni obbligazionarie sono state in grado non solo di assorbirne i deflussi ma anche di garantire la crescita complessiva dell’Sri.
Ovviamente, non tutti i Paesi sono cresciuti nello stesso modo: Germania, Francia e Austria hanno fatto registrare le crescite di asset più sostanziose, mentre Spagna, Italia, Svezia e Regno Unito hanno segnato il passo, confermando in parte trend già annunciati nel 2008. L’Inghilterra, in effetti, sembra aver definitivamente passato il testimone di primo Paese europeo per asset Sri alla Francia, che nell’ultimo biennio, per una serie di iniziative legislative e per una maggiore attenzione da parte degli operatori finanziari, si è posizionata stabilmente sulla corsia di sorpasso dell’investimento socialmente responsabile, accelerando incredibilmente la crescita del mercato interno. All’estremo opposto, i Paesi mediterranei come Spagna e Italia. La Spagna, in particolare, ha visto mantenere sostanzialmente stabile il numero dei fondi domiciliati sul suo territorio (sono diminuiti da 13 a 12), riducendo però i propri asset ad un terzo soltanto rispetto al 2008 (oggi siamo circa a 100 milioni di euro), mentre l’Italia, il Paese che nei primi anni 2000 sembrava la terra promessa dell’Sri, ha ridotto leggermente il numero di fondi domiciliati da 21 a 20, perdendo però una quota importante di asset, oggi fermi a 2 miliardi di euro (l’anno scorso erano 3,2).
Si comprende come anche il numero di fondi monitorati da Vigeo Italia per Vita sia perciò cresciuto: a fronte di una situazione poco brillante del mercato italiano, è aumentato il numero dei fondi europei commercializzati in Italia, le cui quotazioni sono facilmente reperibili da parte di un investitore retail. Sono infatti proprio i fondi con queste caratteristiche ad essere stati inclusi nella nostra scheda fondi settimanale. Purtroppo, se l’Europa nel complesso cresce e lascia ben sperare per il futuro, il quadro nazionale sembra compromesso sotto molteplici punti di vista: la scarsa promozione commerciale di cui godono i fondi Sri presso le reti distributive, abbinata ad una talvolta ambigua proposizione valoriale e ad una scarsa consapevolezza dell’investitore medio, sembrano alimentare un circolo vizioso difficile da interrompere. All’estero un ruolo di primo piano è stato svolto dagli investitori istituzionali, che hanno “rotto il ghiaccio” esercitando una sorta di effetto traino e moral suasion sugli operatori minori. Purtroppo, i tentativi finora portati avanti nel Belpaese sono stati piuttosto timidi e non così incisivi da innescare un percorso di crescita.

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