Sostenibilità

La crisi durerà ancora a lungo Seguite un consiglio: non indebitatevi

Parliamone

di Redazione

di Gustavo Ghidini*
Tutti i barometri economici indicano pioggia. Spero di sbagliarmi, ma non credo che la ripresa inizierà con il 2010, come l’ottimismo ufficiale ripete interessatamente. Si aggiunga che con la caduta dell’economia, cala il gettito fiscale (già ridotto da un abnorme livello di evasione), e con esso i trasferimenti dallo Stato agli enti locali che forniscono servizi collettivi fondamentali (dagli asili comunali alla sanità, gestita dalle Regioni). Questi servizi verranno quindi ulteriormente ridotti, e così aumenterà l’esborso individuale del cittadino che voglia mantenere i livelli abituali delle prestazioni sinora qui usufruite.
Facciamola breve: per milioni di cittadini occorrerà stringere ancor più la cinghia.
Questa facile previsione (ma ripeto: spero vivamente di sbagliarmi) suggerisce due esigenze. Come “pubblici cittadini”, anzitutto, ci si deve battere per la introduzione di seri e adeguati ammortizzatori sociali per chi resta senza lavoro. Occorre introdurre anche da noi il “reddito minimo di cittadinanza”. Lo reclama un elementare senso di giustizia, postulato di una “coesione sociale ” il cui ulteriore indebolimento può essere l’anticamera di una stagione molto, ma molto “calda”…
Come privati, poi, dovremmo condividere l’esigenza che (salvo necessità vere e impellenti) non ci si debba indebitare come consumatori, quanto meno non si debba alzare il livello dell’indebitamento attuale. Per fortuna, anzi virtù (una delle poche civili rimaste) non siamo tradizionalmente un popolo di indebitati, come ad esempio gli americani o gli inglesi.
Ora, la situazione che ho appena descritto, destinata a durare ben oltre il 2010, deve indurre chi è in condizione di farlo, a non alzare e possibilmente abbassare quel livello: proprio perché sarà chiamato a esborsi che in passato non effettuava, per compensare l’abbassamento dei servizi sociali erogati.
Dunque, anzitutto, autodisciplina. Il che non toglie l’utilità di proporre (ritornando “pubblici cittadini”) nuove regole per il credito al consumo che sanciscano, almeno sino a che la crisi sia passata, di limitare questa forma di credito. Ad esempio stabilendo che si possa comprare a rate per non oltre il 50% del prezzo dei diversi beni (oltre a una certa soglia minima di prezzo), e/o che il tasso sui prestiti al consumo non ecceda di X il livello dei tassi praticati sui conti correnti, e/o che il periodo massimo di indebitamento al consumo (in particolare quello rateale) non ecceda i dodici mesi. Anche regole di questo tipo, che Bankitalia, forte della sua autorevolezza, potrebbe opportunamente suggerire, aiuterebbero a mantenere saldo il timone del buon senso e della prudenza, che oggi e nel nostro campo ci rimanda all’aureo precetto del passo misurato sulla gamba. Per evitare di rompersela.

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