Formazione
La crisi di Forza Italia. Gli azzurri in fuori gioco. La pagella coi voti
Politica. Il partito anti sociale. Il movimento di Berlusconi bocciato dalla società civile dopo le prese di posizione su Fondazioni, banche popolari, confindustria e cooperative.
Forza Italia spara anche sulla Croce Rossa. Gioco di parole fin troppo facile, forse, ma poco faceto. La denuncia è di Maria Pia Garavaglia, presidente della Croce Rossa Italiana ed ex ministro diccì: «La Croce Rossa rischia il blocco istituzionale. Il nuovo statuto, elaborato in sede governativa, non è stato ancora attuato. La conseguenza più probabile, scadendo la proroga degli organi il 30 giugno, è il commissariamento dell?ente». Commissariamento che già vide la Garavaglia prendere le redini della Cri, anni fa, ma per ragioni interne e che invece avverrebbe oggi per cause tutte esterne.
Senza grammatica
Anche a voler guardare le cose da un osservatorio particolare, quello del Terzo settore e non profit, la fortunata creazione politica del presidente del Consiglio (nonché il primo partito politico per voti e seggi in Parlamento) rimedia solo brutte figure, di questi tempi. Edo Patriarca, portavoce del Forum permanente del Terzo settore, è persona mite e moderata, ma non usa mezze misure: «In Forza Italia manca persino la grammatica di base di una cultura politica popolare e democratica, l?abc, ecco. Parliamo di una classe politica sui generis fatta di notai, avvocati, manager e imprenditori che non sanno neanche cosa vuol dire cercare un?interlocuzione e un dialogo con la società civile. Per quanto ci riguarda più da vicino, poi, non siamo mai riusciti a incontrarne mezzo, di azzurri: ministri, presidenti di commissione o deputati semplici che siano. Il tavolo permanente dei parlamentari del Terzo settore sono loro per primi a boicottarlo. Va molto meglio con l?Udc e An».
Carlo Costalli, presidente dell?Mcl -Movimento cristiano dei lavoratori è un toscano simpatico, cattolico moderato, ma il suo giudizio è impietoso: «Per quanto riguarda i temi che ci stanno a cuore (fondazioni, immigrazione, riforma del mercato del lavoro) Forza Italia è davvero il partito che non c?è. In loro prevale ormai senza possibilità di salvezza la linea Tremonti, linea liberal-thatcheriana, che rifiuta persino l?idea di una presenza dei corpi intermedi nella società e che impedisce ogni dialogo. Dialogo attivo e costante, invece, con Udc, An e anche con la Lega».
Liberismo e demagogia
Enrico Letta è della Margherita e sulle fondazioni ha dato battaglia contro la proposta Tremonti. Letta è stato ministro e sa come funzionano le cose a Palazzo Chigi: «Berlusconi non riesce a mediare, come ogni buon presidente del Consiglio dovrebbe fare, perché ha troppi impegni, Esteri in testa, e Tremonti è un superministro dotato di superpoteri: controlla tutte le leve e segue una sola via. Liberismo sfrenato corretto da massicce dosi di demagogia populista. Un disastro politico». Ma se Tremonti fa danni, a detta degli esponenti del Terzo settore di tutte le tendenze e idee politiche, gli altri ministri azzurri al governo non brillano per iniziativa. Va molto meglio con esponenti di An (Matteoli e Alemanno), dell?Udc (Buttiglione e Giovanardi) e della Lega (Maroni) per il non profit. Resterebbe il partito. Ma quello davvero sembra una scatola vuota, agli occhi dell?associazionismo. Forza Italia è da sempre tacciata di essere un partito ?a-democratico?, cioè privo di regole interne. Solo che quando non dall?Ulivo, ma da un?area politica interna, quella che si riconosce in Roberto Formigoni, governatore lombardo (Compagnia delle opere, che nella assemblea nazionale ha scaricato ufficialmente gli azzurri, ma non solo) si sono alzate le prime critiche contro la ?scarsa democrazia? del partito, il coordinatore regionale di Forza Italia, Paolo Romani, ha replicato duro e a stretto giro di posta: «Avete la cultura del ghetto». Formigoni per ora tace, ma parla Maurizio Lupi, deputato: «Romani non capisce che noi chiediamo più democrazia».
Quel vuoto a Civitas
A Civitas, il salone dell?economia civile, del resto, di deputati azzurri non c?era nemmeno l?ombra; le associazioni e i gruppi che si sono raccolti nella campagna in difesa della legge 185 sul traffico d?armi vedono in FI e in alcuni suoi esponenti come Cesare Previti dei veri bau bau; l?arcipelago no global la ritiene il diavolo in persona, con le fattezze del ministro Claudio Scajola, né l?area cosiddetta new global ci va giù più tenera: «Siamo pronti al dialogo con il governo. Ma se non ci viene dato ascolto, perdiamo la pazienza», sbotta il presidente delle Acli, Luigi Bobba.
Forza Italia, col suo a lungo perseguito desiderio di entrare nella grande famiglia europea del Ppe, voleva raccogliere l?eredità della grande Dc. Almeno a parole. A Bruxelles vive Mario Mantovani, da poco nominato responsabile delle politiche sociali del partito: nominato a marzo, ha fatto poco, ma promette che s?impegnerà. In futuro. La senatrice Patrizia Paoletti guida il settore del non profit. Per ora, non pervenuta.
Luca Volonté, capogruppo alla Camera dell?Udc, sorride sornione: «Le diverse sensibilità verso il non profit derivano dai diversi valori e riferimenti politici e ideali. Noi siamo cattolici e attenti alle ragioni della solidarietà, loro spingono sul versante liberista. Ma alla fine la composizione si trova». Ottimismo di bandiera?
La pagella coi voti
Silvio Berlusconi. Presidenza e esteri
Il suo Gabinetto ha sfornato, uno dopo l?altro, decreti sempre in conflitto… con il suo conflitto d?interessi. Se realizzase solo la metà delle promesse…
Voto: 5
Antonio Martino.Difesa
L?economista azzurro, oltre alla boutade sul porto d?armi generalizzato, si è distinto per la sua strenua volontà di riforma della 185. In senso estensivo.
Voto: 4
Stefania Prestigiacomo. Pari Opportunità
Ha scippato le deleghe del sottosegretario Sestini per poterle esercitare solo nel salotto di Bruno Vespa. E grazie a lei, FI è finita in guerra con Ronconi.
Voto: 2
Giulio Tremonti. Economia
Ha distrutto la riforma Ciampi sulle fondazioni, tassato le cooperative, ostacolato Maroni sull?impresa sociale. Un panzer, più che un ministro
Voto: 3
Franco Frattini. Funzione pubblica
La feccia gentile del governo Berlusconi. Ha proseguito la Bassanini . Sul conflitto d?interesse ha cercato il confronto con l?opposizione.
Voto: 6
Giuliano Urbani. Beni culturali
Demanio, chi era costui? Con lui i Beni culturali diventano mobili. Nel senso che sono in vendita: spiagge, palazzi, terreni. Troppo anche per Sgarbi.
Voto: 4
Antonio Marzano. Attività produttive
Con lui il ministero è una dépendance di Confindustria. Ostile il decreto sull?impresa sociale e sfilato alle centrali cooperative il controllo sugli associati.
Voto: 4
Claudio Scajola. Interno
Dopo la disastrosa gestione del G8, un tourbillon di uscite infelici, come la rivelazione, tardiva e gratuita, della licenza di fare fuoco nella zona rossa.
Voto: 4
Enrico La Loggia. Affari regionali
Bossi preme per la devoluzione e lui fa marcia indietro, il senatur pretende la polizia regionale e lui ritratta. Un anno passato a tirare il freno.
Voto: 6
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