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La criminalizzazione della solidarietà? Danneggia l’operato delle ong ma non fa scappare i donatori
Il 2017 è stato l'anno dei "taxi del mare" di Di Maio. Ma le strategie per non perdere sostenitori stanno dando i loro frutti: ecco l'inchiesta aggiornata uscita anche sul cartaceo di Vita di gennaio 2019
Primavera 2017, nel pieno della campagna 5 per mille: “taxi del mare”, “complici dei trafficanti”. Estate 2018, dalla Libia si continuava a partire ma navi umanitarie di nuovo nel mirino: “#portichiusi”, “finita la pacchia”. E ora l'odissea appena conclusa delle navi Sea Watch3 e Sea Eye. Le hanno provate tutte per screditare le ong impegnate in attività di Sar (Search and rescue, ricerca e soccorso) nel mar Mediterraneo e di conseguenza tutto il mondo dell’umanitario. Chi? Prima una fetta dell’opinione pubblica ammaliata dal sovranismo, poi le stesse istituzioni, con l’attuale ministro dell’Interno in prima fila. Ce l’hanno fatta: navi delle ong ora quasi del tutto ferme – compresa Aquarius che ha salvato 28mila persone in due anni – e danno d’immagine clamoroso che si ripercuote inevitabilmente sui beneficiari. Clamoroso quanto? “Per il solo 2017 stimiamo un ammanco di 4 milioni di euro, ovvero il 7% delle donazioni raccolte in tutto l’anno”, mette nero su bianco Annalaura Anselmi, direttrice Raccolta fondi di Msf Italia. “Un danno su larga scala perché noi riceviamo solo da privati, non dal pubblico. E i fondi che raccogliamo in Italia vanno a centinaia di progetti sparsi in tutti i continenti, dalla lotta all’ebola in Congo al sostegno dei profughi nei campi del Bangladesh al supporto a chi è sotto le bombe in Yemen”.
La situazione è a dir poco preoccupante. E potrebbe peggiorare: “Siamo in attesa dei dati del 5 per mille 2017, che usciranno a inizio 2019”, aggiunge Simonetta Gola, responsabile Comunicazione di Emergency, organizzazione non governativa che più di tutti raccoglie consensi tra gli enti del volontariato (13,5 milioni di euro nel 5 per mille 2016). “Lì vedremo quanto impatto ha avuto la criminalizzazione della solidarietà sulla nostra reputazione ma soprattutto sul nostro operato: i costi che abbiamo per mantenere efficienti i nostri ospedali nel mondo sono molto alti e continuativi, non sono progetti che si possono chiudere dall’oggi al domani”. Tra il 2015 e il 2017, comunque, la cifra totale di raccolta fondi delle prime cinque ong beneficiarie del 5 per mille (Emergency, Msf, Comitato italiano Unicef, Save the children, ActionAid) mostra un segno più. Più 2% anche tra l’anno 2016 e quello dei “taxi del mare” (termine coniato dall’attuale ministro del Lavoro), dove incide soprattutto l’aumento di Save the Children, che raccoglie i frutti di un recente forte impegno in comunicazione e autorevolezza.
Parola chiave, quest’ultima: “la criminalizzazione, che rende più difficile allargare la base dei donatori, paradossalmente ci stimola a lavorare con trasparenza ancor più assoluta nei loro confronti, sia nel rendere più fruibili i bilanci sia chiarendo ogni dubbio sollevato da eventuali critiche”, spiega Daniela Fatarella, vicedirettore generale di Save the Children Italia. Le critiche non strumentali, ovviamente: “chi ci diffama viene denunciato”, aggiunge Andrea Iacomini, portavoce di Unicef, “abbiamo subito una valanga di odio indescrivibile, per esempio quando abbiamo difeso la necessita dell’approvazione dello ius soli. Ma poi ci siamo resi conto che una cosa sono i social network, un’altra è la realtà dell’incontro diretto: alla fine flessioni economiche ce ne sono state, però ora vediamo una reazione e in occasione dell’evento televisivo Prodigi lo scorso 30 novembre 2018 abbiamo avuto un picco delle donazioni”.
Anche Msf, all’indomani delle nuove discusse accuse giudiziarie di “smaltimento illegale di vestiti contaminati”, ha registrato un’onda positiva di solidarietà con nuove donazioni ad hoc. Piccoli segni di risveglio dall’oscurantismo attuale fatto di linguaggio ostile, anche a livello politico, con evidenti tratti di xenofobia? “E’ una battaglia sui contenuti, che va combattuta colpo su colpo laddove ci siano dati veri e non sul terreno scivoloso delle fake news, dove rispondere spesso è controproducente perché fa il gioco dei seminatori d’odio”, puntualizza Raffaella Lebano, vicesegretaria generale di ActionAid Italia. “Abbiamo una base di donatori regolari che non ci ha mai abbandonato”, elemento che contraddistingue tutte e cinque le ong, “dobbiamo ripartire dal loro appoggio per raggiungere chi oggi è distante da noi”.
Il IV Italy Giving Report è stato realizzato grazie al sostegno di myDonor® e AIFR – Associazione Italiana di Fundraising®
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