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La Corte penale mondiale.Un sogno?
Editoriale di Daniele Scaglione sulla Corte penale
Il Tribunale penale internazionale permanente è stato desiderato da tante persone. In primo luogo dalle vittime di gravi violazioni dei diritti umani e dai loro famigliari. Loro, meglio di chiunque altro, sanno che finché verrà garantita l?impunità a chi ordina, chi pianifica e chi commette gravi crimini, le violenze si ripeteranno. In seconda battuta, questa Corte internazionale è stata voluta dalle organizzazioni non governative che, grazie a decenni di esperienza in difesa dei diritti umani, hanno capito che poco vale il soccorso delle vittime, se non si fermano i carnefici, e che questi possono essere fermati solo da una giustizia internazionale di alto livello. Ma a volere un Tribunale equo, efficace, indipendente, sono stati anche tanti governi, che, finalmente, hanno cercato di passare dalle parole ai fatti. Pochi, davvero un pugno di Stati, si sono invece opposti. Eppure, a giudicare dalla situazione di queste ultime ore, sembrerebbero aver avuto la meglio. Hanno chiesto che i giudici non fossero indipendenti, e sono stati ascoltati. Hanno voluto limitare i poteri dei magistrati nell?avviare indagini su gravi crimini di guerra, e hanno trovato chi ha accolto le loro istanze. Hanno desiderato che il Tribunale non avesse il potere di agire senza il consenso degli Stati, e anche in questo caso qualcuno ha dato loro ragione.
Tra questi pochi rappresentanti di governo ci sono i ?potenti? della terra, cioè quelli che più, a parole, sostengono l?idea di un nuovo ordine mondiale basato su pace e diritti umani. In testa Cina, Russia, Stati Uniti. Ma i Paesi più ben disposti verso il Tribunale, cosa stanno facendo? Perché non impongono la forza della democrazia, perché non si contano e si rendono conto che hanno i numeri per far nascere un Tribunale degno del compito a cui è chiamato? Il governo italiano, più di molti altri, ha voluto questa corte, ha voluto che il suo statuto venisse scritto a Roma, e questo gli fa onore. Ma il governo italiano potrebbe andar fiero di un Tribunale senza le caratteristiche essenziali per fare il suo lavoro, in grado di catturare chi commette gravi crimini solo se sono d?accordo i potenti di turno? Potremmo essere orgogliosi, noi cittadini italiani, di aver visto nascere nella nostra capitale il Tribunale della vergogna?
Nelle ore in cui queste righe vengono scritte, si gioca tutto. Solo a fine settimana, quando questo giornale sarà in edicola, sapremo come è andata. Qualunque sarà il risultato, ci sarà ancora molto da lavorare: dovremo ricominciare da zero, se il Tribunale nascerà debole, dovremo convincere tutti gli Stati del mondo a ratificarne lo statuto con urgenza, se nascerà forte. Ancora, bisognerà lottare, insieme, infaticabilmente. Ce lo chiedono le vittime di violenze e soprusi, e non possiamo tirarci indietro.
presidente Amnesty International sez. italiana
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