Non profit

La corsa alle firme ha stanato il non profit

Così il 5 per mille ha cambiato le strategie di comunicazione

di Chiara Cantoni

Dopo un inizio spesso affidato all’improvvisazione, l’arrivo dei primi contributi ha convinto le organizzazioni senza fine
di lucro che valeva la pena investire per farsi conoscere e catturare sempre
più scelte da parte dei contribuenti.
Ecco alcuni esempi virtuosi
Per qualcuno, un capitolo importante fra le voci di bilancio; per altri, un paracadute di fronte alla contrazione delle raccolte fondi tradizionali; per tutti, un’occasione per riportare al centro il rapporto fiduciario con i sostenitori e lo sprone a cercarne altri, mettendo in campo progettualità nuove, capaci di intercettare bacini d’utenza eterogenei. Fra i meriti impliciti del 5 per mille c’è sicuramente quello di aver stanato il non profit dalla nicchia ristretta degli addetti ai lavori, rilanciando un mondo ricco e articolato, ma spesso sotterraneo, nel più ampio confronto con la società civile. «Da 20 anni impostiamo la nostra campagna di fund raising sulla maratona televisiva, ma è chiaro che il contributo fiscale ha inaugurato una stagione di sana “competizione” fra soggetti beneficiari», dice Marco Piazza, responsabile comunicazione Telethon, che dal 5 per mille 2006 ha ottenuto poco più di un milione e mezzo di euro. «Una somma relativamente contenuta su una raccolta fondi di 40 milioni, ma comunque significativa in relazione al numero di persone raggiunte con la prima, prudente, campagna informativa. Ora stiamo investendo sempre più in operazioni comunicative e di marketing mirate».
Con qualche difficoltà di rodaggio, la macchina del 5 per mille si è messa in moto. E se ad oggi il bilancio non può che essere parziale, i traguardi raggiunti con i primi importi liquidati parlano chiaro: lo strumento piace. E molto. «Soprattutto in ragione di una flessione consistente registrata dal volontariato nelle raccolte fondi tradizionali», dice Rossano Bartoli, segretario generale della Lega del Filo d’oro. «Per quel che ci riguarda, l’impatto economico è stato rilevante: 2 milioni e 476mila euro, circa il 13% su un totale di 19 milioni e 200mila euro incassati nel 2008, fra raccolte fondi e lasciti testamentari. Ma ancor più incoraggiante è stato sapere che 80mila italiani, tanti quanti ci hanno accordato la loro preferenza, condividono la nostra attività a sostegno delle persone con disabilità psicosensoriali».
Un consenso ideale arriva anche da chi, per specificità di mission e base associativa, ha portato a casa contributi più modesti. «Nel 2006 abbiamo raccolto qualche migliaia di euro», dice Stefano Bernardi, presidente di Enzo B, associazione torinese impegnata nel settore delle adozioni internazionali. «Ma ci aspettiamo entrate più importanti dal 2007, anno che ha segnato l’apertura dell’associazione alla dimensione nazionale, con un impegno consistente nella raccolta fondi e nella comunicazione», spiega. «A prescindere dai risultati immediati, però, l’idea della sussidiarietà fiscale introduce una logica di fidelizzazione nel lungo periodo, che ci costringe a essere più creativi e meno episodici nel coltivare una continuità di rapporto coi sostenitori». E, se proprio un appunto deve essere fatto, riguarda piuttosto la richiesta di potenziare lo strumento con una maggiore sistematicità amministrativa. «Il 5 per mille ha superato le nostre aspettative: 32mila preferenze nel 2006 per un 1 milione e 300mila euro», dice padre Maurizio Annoni, presidente dell’Opera San Francesco per i poveri di Milano. «Un risultato che ci rinnova nell’entusiasmo dell’operatività quotidiana. Riceviamo molte lettere di persone rammaricate di non poter rinnovare l’annuale donazione in denaro, ma che tengono a farci sapere che sosterranno l’Opera col 5 per mille. Ora chiediamo che il contributo fiscale diventi un dato certo nel bilancio».
Per qualcuno, l’importo incassato ha rappresentato la possibilità di imprimere una svolta a progetti di lungo corso, come per la Fondazione Abio Italia, che ha destinato l’intera somma, 137mila euro, alla promozione della Carta dei diritti dei bambini e degli adolescenti in ospedale: «In particolare, all’organizzazione del nostro convegno nazionale e alla stampa di 200mila manifesti, distribuiti nel 2008 nei reparti in cui operano i volontari Abio», racconta il segretario generale, Regina Sironi. «La campagna proseguirà nel 2009 con un programma di eventi pubblici per tenere desta l’attenzione sulla condizione dei minori nelle divisioni pediatriche». Ma c’è anche chi ha già cominciato a raccogliere i frutti dei propri investimenti: «Una nuova Zip Line e una parete da arrampicata, integrate con attrezzature idonee, è il regalo che la Fondazione Dynamo ha fatto ai piccoli ospiti dei Dynamo Camp», spiega la vice presidente Serena Porcari. «Un “percorso avventura” che è parte integrante della terapia ricreativa Dynamo e che, grazie ai 44mila euro del 5 per mille, è per la prima volta accessibile anche ai bambini in carrozzella e ai minori di 7 anni».

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