Cultura

La corsa all’Eliseo taglia via le banlieue

Nessuno riferimento nel programma di Sarkozy. Una citazione nel testo di Ségolène Royal.

di Joshua Massarenti

«Non sono bastate le sommosse urbane di due anni fa. Purtroppo la banlieue rimane il buco nero di questa campagna elettorale. Invece di elaborare proposte concrete, i candidati danno sfogo a discorsi demagogici. Eppure, in ballo, ci sono milioni di elettori da conquistare». Jacques Donzelot, autore di Quand la ville se défait. Quelle politique face à la crise des banlieues? (Edizioni Seuil, 2006) e massimo esperto di questioni sociali e urbani del Paese transalpino, è sconsolato. Vediamo il perché partendo dal leader di centrodestra, Nicolas Sarkozy, reo confesso di voler «sgomberare dalle banlieues» la ?racaille? (feccia, in riferimento ai giovani protagonisti delle violenze del 2005). Contro di lui, si sono mobilitate star del calibro di Jamel Debbouze (comico-attore) o Joey Star (rapper), protagoniste di un appello alla cités per votare contro l?ex ministro degli Interni al quale è seguito, puntuale, il boom degli iscritti alle liste elettorali. Nel tentativo di ricucire lo strappo, Sarkozy propone ai giovani sussidi mensili di 300 euro vincolati a una frequentazione assidua dei corsi di formazione professionale. «In realtà il suo vero obiettivo è l?elettorato di Le Pen» spiega Donzelot. «Quindi assieme alla distruzione-ricostruzione dei quartieri-dormitori, le azioni preventive contro la delinquenza giovanile costituiscono l?asse predominante della sua politica urbana». Le idee di Ségolène Sul fronte opposto, la candidata socialista Ségolène Royal scommette invece su «un piano quinquennale per le periferie», puntando molto sull?educazione e la sicurezza, ormai onnipresente nel dibattito elettorale. ?Ségo? intende rivedere il principio della Carte scolaire (che indica la scuola in funzione del luogo di residenza) per «favorire l?integrazione sociale». A ruota annuncia di voler diminuire il rapporto alunni/insegnanti per classe nelle 751 zone urbane cosiddette ?sensibili? (le cosiddette Zus), instaurare un piano di accesso al credito a tasso zero per sostenere progetti socio-economici promossi dai giovani, sviluppare «centri di inquadramento militare per il reinserimento sociale dei giovani delinquenti» e reinstaurare la polizia di quartiere. Solo il 27 febbraio, la Royal ha sottoscritto una parte del contratto sociale proposto ai candidati dal collettivo AC Le Feu, nato dopo i ?moti? del 2005. Bayrou, quasi un?eccezione Al cospetto dei due baroni della corsa presidenziale, il sorprendente leader moderato François Bayrou è l?unico candidato ad aver inserito sul suo sito internet una voce ad hoc per le periferie. «Le banlieue sono una sconfitta immensa per la Francia», sostiene il leader dell?Udf, l?Unione per la democrazia francese. Da qui la necessità «da parte dello Stato di tornare laddove è scomparso». Già, ma per fare cosa? Bayrou punta a «favorire l?insediamento dei poveri nelle periferie ricche, e viceversa; instaurare il servizio civile e umanitario per i giovani; sviluppare le reti di trasporto da banlieue a banlieue; votare consigli di quartieri in cui predisporre funzionari e poliziotti specializzati». Tutte proposte che non convincono il ?candidato delle banlieues?, l?architetto urbanista Roland Castro, presidente del Muc, il Movimento delle utopie concrete. «Questa gente appartiene a partiti che non hanno nessuna presa sulle periferie», denuncia Castro, protagonista di un Manifesto contro l?apartheid urbano presentato il 23 febbraio a Parigi. «Urgono misure urgenti per riequilibrare i rapporti tra centro e periferia», spiega l?architetto, convinto che «la dittatura dell?immagine sta totalmente fagocitando la campagna elettorale. Sui media si vedono soltanto Sarkozy, Royal e ora anche Bayrou. Gli altri non esistono. Ma la gente di periferia non è così stupida, sa benissimo che le loro proposte, spesso incentrate sul tema dell?insicurezza, sono tutte campate per aria». Lo spettro di Le Pen Dai sondaggi che inondano i francesi, si scopre che nelle banlieues la lotta contro la disoccupazione (23%) e la povertà (17%) sono temi molto più sentiti rispetto all?insicurezza (8%). Intanto, c?è chi nel silenzio massmediatico più assoluto è pronto a ripetere il colpaccio del 2002. Allora l?estremista di destra Jean-Marie Le Pen raccolse nelle Zus il 18% dei consensi al primo turno (a ridosso di Jospin, 21%, e davanti a Chirac, 14%). Per le presidenziali del 2007, il leader dell?Fn – Fronte nazionale ha un?arma in più: sua figlia Marine, protagonista di una campagna elettorale meno aggressiva (almeno nei toni razzisti). Lo scopo è quello di andare alla conquista degli elettori appartenenti alla prima, seconda e terza generazione di immigrati. Le banlieues ne sono piene? Info: Nicolas Sarkozy Sito: Nicolas Sarkozy Programma: nessun riferimento specifico alle banlieue. Lotta alla delinquenza e distruzione-ricostruzione delle periferie più degradate. Ségolène Royal Sito: Ségolène Royal Programma: nel ?Patto presidenziale? di 26 pagine la parola banlieue appare solo una volta. Impegno per l?educazione, alloggi sociali, lavoro e misure preventive contro i delinquenti le misure del suo programma. François Bayrou Sito: François Bayrou Programma: Link specifico per le banlieue. Propone poliziotti e consigli di cittadini nei quartieri, alloggi sociali, reti di trasporti più diffuse e più integrazione tra ricchi e poveri. Jean-Marie Le Pen Sito: Jean-Marie Le Pen Programma: Nessuna proposta specifica. Gli slogan sono quelli noti: ordine, giustizia e lotta all?immigrazione clandestina.


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