Non profit

La corsa all’etica delle banche: cosa c’è dietro le buone intenzioni

L’impegno dell’Abi sul fronte della crs non è certo una novità e non si esaurisce nell’adesione alla nuova “alleanza” promossa dalla Commissione europea...Di Fabio Salvato

di Redazione

Gentile dottor Salviato, l?Abi ha aderito, in sede europea, all?Alleanza per la csr. Secondo lei questa ?corsa? delle banche a diventare etiche è un fatto positivo o solo di facciata? Angelo Battistoni, email L?impegno dell?Abi sul fronte della crs non è certo una novità e non si esaurisce nell?adesione alla nuova ?alleanza? promossa dalla Commissione europea ma rappresenta uno degli temi di riflessione prediletti dall?associazione negli ultimi anni. Che questo si traduca poi in un?ondata di eticità da parte delle banche italiane, sarei un po? più prudente nell?affermarlo. E non mi riferisco soltanto agli episodi più clamorosi, quelli di cui è arrivata ad occuparsi direttamente la magistratura, ma più in generale ad un modo disinvolto di interpretare la finanza e l?attività bancaria. Non discuto che l?82% degli sportelli italiani sia attivo sui temi della csr e che strumenti come la rendicontazione di sostenibilità e i bilanci sociali siano ormai assai diffusi ma in realtà queste prassi formali non rappresentano una garanzia di eticità, né di trasparenza. E se proprio vogliamo guardare ai numeri, sono invece soltanto due le banche italiane (Banca Etica e Mps- Banca per l?impresa) ad aver ottenuto la certificazione SA8000, che sancisce il rispetto dei diritti dei lavoratori e standard di sicurezza e salubrità sul luogo di lavoro tanto all?interno dell?azienda quanto nella propria catena di fornitura. La gestione socialmente responsabile di qualunque impresa (sia essa bancaria o produttiva) punta, a mio giudizio, ad integrare interessi commerciali e prosperità economica con un profilo di equità sociale e sostenibilità ambientale nei confronti di tutti gli stakeholder; e lo fa su base volontaria, senza alcuna imposizione di legge. Le banche, più ancora delle altre imprese, sono strumenti fondamentali per accelerare lo sviluppo di una collettività. Hanno un ruolo sociale intrinseco, che però possono svolgere al meglio soltanto se vengono gestite con criteri che non puntino solo alla massimizzazione del profitto. Invece l?attenzione ai risultati di breve periodo, la ciclicità amplificata e non correttamente fondata dei mercati, la speculazione valutaria destabilizzante, i circuiti finanziari off-shore, i meccanismi di remunerazione attraverso ?stock option? fanno ancora parte della prassi quotidiana nel mondo bancario; direi anzi che l?economia produttiva spesso conserva nelle proprie regole di funzionamento tracce profonde e indelebili dell?etica, mentre la finanza corre più facilmente il rischio di estraniarsi da essa. Fabio Salviato è presidente di Banca etica. Per rivolgergli le vostre domande potete inviare una email a: e&f@vita.it

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