Sale all’8,2% la quota di reddito destinata al pagamento dei prestiti e dei relativi interessi. In un quadro ancora caratterizzato da poca informazione e da intermediari senza scrupoli di Piero Pacchioli
N el bel mezzo della crisi finanziaria, come si comportano i risparmiatori italiani? La Banca d’Italia conferma che, in sintesi, i consumi si contraggono e il costo dell’indebitamento delle famiglie cresce: «Gli oneri sostenuti dalle famiglie», si legge nel bollettino di ottobre, «per il servizio del debito (pagamento degli interessi e restituzione del capitale) sono ancora aumentati; nei dodici mesi terminanti a giugno 2008 essi hanno raggiunto l’8,2% del reddito disponibile (un punto percentuale in più rispetto a un anno prima). L’aumento è dovuto per oltre la metà ai maggiori rimborsi di capitale, per il resto ai tassi più alti».
Se è vero, infatti, che le famiglie italiane sono sempre state le più caute, tra quelle dei Paesi più industrializzati, verso l’indebitamento e, quindi, anche in questo periodo restano fra le meno indebitate, è anche vero che negli ultimi anni si è assistito ad un vero e proprio boom dei finanziamenti.
Il “credito facile” che ha fatto proliferare decine di società finanziarie pronte a concedere finanziamenti di credito al consumo in ogni ambito commerciale, ha prodotto un aumento dei debiti delle famiglie che, oltre al sempre presente mutuo per la casa, oggi si trovano a dover far fronte a più rate mensili per acquisto di beni di consumo.
Un freno per i consumi
Quello che in una fase di congiuntura favorevole chiameremmo indebitamento, in questa fase di crisi dei mercati e dell’economia reale, è diventato sovraindebitamento. Molti consumatori si sono indebitati al limite delle proprie capacità con il risultato che, al minimo cambiamento delle capacità di crear reddito si finisce nella situazione per cui le uscite mensili sono maggiori delle entrate. Questa situazione protratta nel tempo diventa insostenibile e crea quel fenomeno di sovraindebitamento diffuso che è dannoso sia per i singoli risparmiatori, che vengono esposti a situazioni di disagio, sia per la collettività in quanto l’eccessivo indebitamento impone una riduzione dei consumi che ha come conseguenza diretta una stagnazione dell’economia.
«Il ricorso al credito da parte dei privati è un elemento del nostro sistema economico e non rappresenta il problema in sé. Il problema è che in Italia manca una vera e propria cultura finanziaria dei consumatori», commenta Lorenzo Miozzi , presidente di Movimento Consumatori. «Fino a pochi anni fa si contraeva un debito solo per la casa. Poi, in pochi anni, siamo passati a ricorrere ai finanziamenti per ogni cosa. Oggi assistiamo ad una crescita esponenziale della cessione del quinto dello stipendio, ultima ratio per ottenere liquidità». Tutto questo avviene, poi, senza alcuna preparazione e in un mercato nel quale le uniche informazioni che arrivano ai consumatori partono dagli intermediari (banche e finanziarie) che dipingono il credito al consumo in maniera distorta. Da parte delle istituzioni, inoltre, mancano interventi per monitorare queste situazioni e intervenire in soccorso dei consumatori in caso di difficoltà.
In un simile contesto, i consumatori si ritrovano, a distanza di anni, indebitati oltre misura. «Come associazione», aggiunge Miozzi, «da sempre ci battiamo per cercare di sensibilizzare le istituzioni su questo argomento e per informare i consumatori sui rischi che derivano dell’approccio al credito senza una adeguata preparazione».
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.