Economia

la cooperazione sociale incrocia le braccia

Primo sciopero nazionale dei lavoratori del settore. Ecco come è andata

di Daniele Biella

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Era la prima volta. Oggi il variegato mondo delle cooperative sociali ha incrociato le braccia per chiedere il rinnovo del contratto di categoria, scaduto da ben 27 mesi. Un rinnovo che ha subito un brusco stop qualche settimana fa, quando si è consumata la rottura tra sindacati e centrali delle cooperative in disaccordo sui punti base del nuovo contratto, soprattutto in tema di aumenti contrattuali, indennizzi del biennio di scadenza del contratto e revisione del sistema di inquadramento lavorativo. In sostanza, uno sciopero che ha una platea di 250mila lavoratori: tanti sono oggi gli addetti ai lavori delle cooperative sociali, che operano prevalentemente nei settori socio-sanitario e assistenziale garantendo un servizio continuo e professionale a 3,3 milioni di utenti in tutta Italia. Tra chi è andato alla manifestazione nazionale di Roma, indetta dai sindacati, chi vi ha aderito come singolo socio-lavoratore, o come cooperativa al completo (in tante per oggi hanno chiuso i battenti), chi è rimasto sul proprio posto di lavoro, il risultato è stato un primo vero momento di discussione attorno a un tema sempre più cruciale. Molti scioperanti, inoltre, si sono ritrovati in modo spontaneo e informale per momenti di condivisione in cui ?capire di più? sullo status quo delle cose. E? successo così, ad esempio, per una quarantina di lavoratori di alcune cooperative sociali della Brianza milanese che si sono dati appuntamento nella sede di una coop della zona e per tutta la mattinata si sono trovati a discutere sui punti salienti dello sciopero. In un clima sereno ma risoluto, molta importanza è stata data alla disparità tra professionalità acquisite (in questo caso la maggior parte dei presenti erano educatori che svolgono il loro servizio in nidi, scuole primarie e secondarie) e scarso riconoscimento delle stesse a livello contrattuale. In particolare, i presenti si sono trovati di fronte a un dilemma inedito, trovandosi in una condizione a metà tra senso cooperativistico da una parte (puntare al bene della cooperativa essendone socio attivo) e esigenze personali dall?altra, ovvero il portare a casa uno stipendio adeguato. ?Chi è il nostro interlocutore, quindi, e con chi dobbiamo prendercela??, è stata la domanda più gettonata, ?i responsabili delle nostre coop, i sindacati, oppure le amministrazioni comunali, che, seguendo la logica degli appalti al ribasso, contribuiscono a peggiorare la situazione??. Per la maggior parte degli educatori intervenuti, l?obiettivo primario da raggiungere è quello di garantire parametri minimi in cui svolgere la propria attività: ?Ci viene detto che siamo indispensabili, e spesso è la realtà, ma perchè in altri settori chi è indispensabile ha tutt?altro trattamento economico??, è stato chiesto. Domanda, come molte altre, a cui i responsabili delle trattative per il rinnovo del contratto sono chiamati a trovare risposte, nel più breve tempo possibile. ?Anche perchè di questo passo, con il nostro salario che rimane fermo e il costo della vita che aumenta?, è stato uno degli ultimi interventi, ?il rischio è di perdersi d?animo, ed essere obbligati ad abbandonare la scelta del lavoro educativo per il quale si è studiato e dedicarsi ad altri lavori più ?normali??. Ovvero, compiere il salto da non profit a profit. ?E a quel punto, chi avrebbe le capacità e le competenze di colmare gli spazi che lasciamo vuoti??.

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