Mondo

La cooperazione decentrata alla conquista di Bruxelles

L'assise dei 300 rappresentanti di autorità locali e regionali di tutto il mondo

di Joshua Massarenti

Politiche più coerenti permetterebbero all’Unione di risparmiare fra i 3 e i 6 miliardi da oggi al 2015. Da qui
il cambio di strategia degli enti territoriali La cooperazione decentrata fa un passo in più verso il pieno riconoscimento da parte delle istituzioni europee dell’apporto essenziale che possono offrire gli attori locali e regionali nella lotta contro la povertà nel mondo.
È questa la sintesi delle Assise della cooperazione decentrata che si sono tenute il 2 dicembre scorso a Bruxelles presso il Comitato delle Regioni. Una prima edizione segnata dalla presenza di circa 300 rappresentanti di autorità locali e regionali di tutto il mondo, giunti nella capitale europea per confrontarsi a viso aperto con le istituzioni europee.

Collaborazione cercasi
Secondo il sindaco di Dakar, Khalifa Ababacar Sall, «la nostra prossimità nei confronti dei cittadini fanno di noi degli attori insostituibili della cooperazione internazionale. Gran parte delle decisioni prese dalla Banca mondiale o dall’Unione Europea, assieme ai loro finanziamenti, hanno come ultimo terminale le realtà locali. Molto spesso, purtroppo, i governi centrali africani non ci coinvolgono nelle politiche nazionali di sviluppo. Prevale una forma di denigrazione che va combattuta». Sud o Nord del mondo non fa differenza.
Il presidente della Regione Toscana, Claudio Martini, la pensa allo stesso modo: «Urge un riconoscimento reale del ruolo politico delle autorità locali. Le aperture fatte dalla Comissione in questi ultimi anni sono positive e queste Assise segnano un ulteriore passo avanti verso una piena accettazione della cooperazione decentrata, ma c’è ancora molto da lavorare».
Augurandosi «una piena collaborazione tra le istituzioni europee e le autorità locali», il presidente del Comitato delle Regioni, Luc Van den Brande, ha ricordato che «l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona rafforzerà il principio di sussidiarietà, consentendo agli attori locali di poter difendere meglio i loro interessi a Bruxelles».

Una strada ancora lunga
È bastato però seguire i dibattiti sull’efficienza degli aiuti per intuire che la strada è ancora lunga. Il punto di partenza sono stati i 3-6 miliardi di euro che l’Unione Europea potrebbe risparmiare ogni anno da qui al 2015 se adottasse politiche di sviluppo più coerenti. La logica del “più siamo meglio è” va bene fino a un certo punto, ha fatto capire il direttore generale Sviluppo della Commissione, Stefano Manservisi, secondo il quale «la vera sfida è quella di adottare un dialogo politico strutturato e definire a monte una metodologia d’azione comune con le autorità locali e regionali affinché la cooperazione decentrata non faccia da ostacolo alla lotta contro la frammentazione degli aiuti che si sta portando avanti».

Piccoli, ma belli
Gli attori locali sono pronti ad assumere le loro responsabilità, insistendo tuttavia sul fatto che i piccoli progetti meritano attenzione. Ma per dare voce alle proprie esigenze, bisogna avere più peso politico. Da cui la necessità di rafforzare la coerenza del mondo della cooperazione decentrata e convincere l’opinione pubblica che le autorità locali e regionali non sono una costellazione del sistema Sviluppo, ma un pianeta integrante capace di incidere sulle decisioni prese nelle grandi sedi internazionali.
Non a caso alle Assise è stato presentato un Atlas sulla cooperazione decentrata. Altra iniziativa concreta: l’organizzazione di un seminario proposto dalla Commissione per ascoltare le autorità locali e includere le loro osservazioni in un pacchetto che l’Unione Europea presenterà tra aprile e maggio 2010 in vista del Summit mondiale sugli Obiettivi del Millennio che si terrà in settembre presso le Nazioni Unite.


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