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La COO di Facebook lancia una non profit per affrontare il lutto

È uscito negli Stati Uniti Option B, il secondo libro di Sheryl Sandberg, direttore operativo di Facebook che, dopo il successo dell’autobiografico Facciamoci Avanti, racconta l’elaborazione della morte del marito e fonda una non profit per aiutare chi si trova ad affrontare una grave perdita

di Ottavia Spaggiari

Come stare vicino a qualcuno che sta affrontando un lutto ve lo spiega Sheryl Sandberg. Dopo Lean In, Facciamoci Avanti, il best seller femminista e autobiografico con cui la Chief Operating Officer di Facebook, basandosi sulla propria esperienza personale, invitava le donne a ricoprire un ruolo più deciso nella sfera pubblica e professionale, Sheryl Sandberg, nominata da Time magazine, tra le 100 persone più influenti del 2013, torna alla scrittura con Option B, un altro libro autobiografico in cui, questa volta, racconta l’elaborazione della morte del marito, Dave Goldberg, imprenditore e CEO di SurveyMonkey, mancato improvvisamente nel 2015.

Scritto insieme all’amico e psicologo Adam Grant, Option B affronta il trauma di un lutto inaspettato, esplorando anche le cose che, nella tragedia, Sandberg è riuscita ad imparare. Prima tra tutte la lezione delle 3 P: ovvero la convinzione che la disgrazia accaduta sia una propria colpa Personale, che Pervada tutta la nostra vita e che Persista per sempre.

Come era successo con Lean In, anche l’uscita di Option B, è accompagnata dalla fondazione di una non-profit, finanziata dalla stessa Sandberg e dalla Dave Goldberg Family Foundation. Obiettivo dell’organizzazione è proprio creare uno spazio di dialogo e confronto sulle difficoltà della vita, attraverso la condivisione di storie, contributi di professionisti e l’organizzazione di gruppi di auto aiuto, sulla falsariga dei Lean In Circles, i circoli di supporto nati proprio dopo la pubblicazione di Lean In.

Tra i temi più importanti di Option B, anche i suggerimenti per gli amici e i conoscenti di chi si trova ad affrontare un lutto, un passo tratto direttamente da un post di Facebook che Sheryl Sandberg aveva scritto dopo un mese dalla morte del marito, in cui dava qualche indicazione alle persone che le erano vicine. “Non evitate chi soffre (a meno che non ve lo chieda espressamente). Non dite che andrà tutto bene e non chiedetegli come si sente. Chiedete invece come sta in quel giorno preciso”, secondo Sandberg infatti il tempo è uno dei temi chiave del lutto, perché “ogni giornata sembra eterna”, per questo è fondamentale affrontare un giorno alla volta. In realtà i consigli raccolti nel libro risultano più che altro pratiche di buon senso, senza rivelare nulla di particolarmente innovativo ma esprimono la difficoltà di affrontare la propria fragilità e quella altrui e il bisogno di rompere il silenzio davanti alla morte.

Il post di Sandberg del 2015 aveva raccolto oltre 75mila commenti, tra cui anche quelli di alcuni dipendenti di Facebook che avevano ammesso di avere effettivamente qualche difficoltà nel rapportarsi con lei dopo la perdita del marito.

Secondo Grant, il libro non è solo uno strumento di auto-aiuto ma rappresenta anche un approccio innovativo alla leadership. “Esprime le proprie emozioni quando si attraversa un momento di profondo dolore non è segno di debolezza, ma di umanità”.

La stessa Sandberg ha affermato che una delle conseguenze del lutto, è stata la perdita di autostima, che l'aveva spinta a scusarsi per qualsiasi cosa.

“La mia sicurezza era crollata in qualsiasi area, non pensavo più di poter essere una buona amica, né di riuscire a fare il mio lavoro,” una cosa niente affatto banale da ammettere per qualcuno che si muove nella giungla della Silicon Valley e sulle spalle porta l’impero multimiliardario di una delle società più importanti del pianeta. Una consapevolezza che ha cambiato anche il modo di lavorare di Sandberg.

Nel libro spiega che il primo giorno di ritorno in ufficio aveva finito per addormentarsi in una riunione, non aveva riconosciuto un collega ed era corsa via dall’ufficio alle 2 per andare a prendere i figli a scuola. Quando la sera stessa aveva chiamato Zuckerberg per chiedergli se forse non fosse il caso di prendersi ancora qualche giorno. Il fondatore di Facebook le aveva risposto, ricordandole due osservazioni molto utili che aveva fatto in riunione (probabilmente prima di addormentarsi). Un incoraggiamento che pare abbia cambiato il suo stile manageriale. Da allora Sandberg afferma di aver smesso di demansionare chi sta attraversando un periodo difficile. Tra i primi ad averne sentito gli effetti Caryn Marooney, a cui era stato diagnosticato un tumore al seno poco dopo essere stata nominata capo della comunicazione globale di Facebook. Sandberg l’aveva incoraggiata ad accettare la promozione. “Sheryl è stata una leader di cui ho visto la vulnerabilità da vicino.” Ha spiegato Marooney che, dopo aver accettato il lavoro aveva messo tutti i collaboratori a conoscenza della sua situazione di salute. “Questo ha contribuito ancora di più alla condivisione e mi ha aiutato a capire come fare il lavoro meglio e in modo più veloce.”

Foto: Vincent Isore/IP3/Getty Images

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