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La Consulta stoppa le Regioni

Bocciati i ricorsi contro la legge che ha reintrodotto l'atomo in Italia

di Francesco Dente

Stop della Consulta ai ricorsi di undici regioni sul nucleare. La Corte Costituzionale ha dichiarato «in parte infondate e in parte inammissibili» le eccezioni ad alcune disposizioni della legge di delega n. 99 del 2009 sollevate da Lazio, Umbria, Basilicata, Toscana, Calabria, Marche, Molise, Puglia, Liguria ed Emilia Romagna e Piemonte (quest’ultima ha deciso di ritirare il ricorso in seguito all’insediamento del nuovo governatore Cota). Le motivazioni della bocciatura saranno rese note nelle prossime settimane. Le 11 regioni, attraverso il ricorso, contestavano il ruolo marginale riconosciuto loro nella localizzazione dei siti.

Contrasti sulla competenza
Oggetto del contendere, in particolare, l’articolo 25 della delega che prevede che la costruzione e l’esercizio di impianti per la produzione di energia elettrica nucleare e di impianti per la messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi o per lo smantellamento di impianti nucleari a fine vita siano considerati «attività di preminente interesse statale» e, in quanto tali, soggetti ad autorizzazione unica rilasciata con decreto del Ministro dello sviluppo economico, Ambiente e Infrastrutture. Previa intesa, ecco il punto criticato, con la conferenza unificata. L’intesa, questa la richiesta delle Regioni, va concordata invece con la Regione interessata all’impianto atomico. Fra i dubbi di costituzionalità sollevati dagli Enti locali anche l’attribuzione al Governo di individuare nella legge delega le modalità di esercizio del potere sostitutivo del Governo in caso di mancato accordo con i diversi enti locali coinvolti. La partita, tuttavia, non è chiusa in quanto la Consulta tornerà ad esprimersi in materia per decidere sul ricorso presentato da Emilia Romagna, Toscana e Puglia contro il decreto del 10 febbraio scorso che interviene su identificazione dei siti, benefici da riconoscere ai territori che ospiteranno gli impianti nucleari e procedure per l’Agenzia per la sicurezza nucleare.

Le reazioni
Soddisfazione da parte del Governo. Di Pietro dell’Italia dei valori rilancia invece sul referendum contro il nucleare. Per Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente, la sentenza “non cambia la sostanza: la quasi totalità delle Regioni italiane, governate dal centro destra e dal centro sinistra, e la maggior parte dei cittadini non vogliono sentir parlare di ritorno al nucleare”. Secondo Ciafani il Governo dovrebbe avere “il coraggio, dopo tante parole, di passare ai fatti: definisca gli assetti dell’Agenzia per la sicurezza nucleare, valuti i progetti presentati dalle aziende energetiche, tiri fuori i nomi delle località che ospiteranno le centrali. Staremo a vedere se riuscirà a posare la prima pietra dei nuovi impianti, come propagandato finora. L’unica cosa certa di questo progetto ideologico è che l’Italia perderà altro tempo nella lotta al cambiamento climatico e per ridurre la sua dipendenza energetica, a fronte di pesanti e crescenti costi per la collettività”. 

 

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