Volontariato

La consob usi i suoi poteri

«Può fare ispezioni. Ma non ha uomini e mezzi per farle. E allora più che imbarcarci in un’authority, cominciamo a far funzionare gli strumenti che già ci sono».

di Francesco Maggio

Professore, cos?è a suo avviso più inquietante di tutto quanto sta emergendo dal vaso di Pandora Parmalat?
Marco Onado: è difficile fare una graduatoria, stilare una sorta di classifica, ma sicuramente quello che mi inquieta di più è la lunghezza della truffa. Ormai sembra acclarato il fatto che il gruppo di Collecchio avesse cominciato ad agire in modo ?opaco?, diciamo così, molti anni fa, addirittura sin dal momento della quotazione in Borsa avvenuta a fine anni 80. Tra l?altro, va ricordato che la società entrò in Borsa comprando una scatola cinese da un bancarottiere. Il che è tutto dire, anche se riconosco che ragionare con il senno di poi può risultare fin troppo facile.
Vita: Da questa vicenda come ne escono le banche italiane, sebbene il coinvolgimento delle banche internazionali sia decisamente più elevato?
Onado: è vero che il livello di coinvolgimento degli istituti esteri nel caso Parmalat è decisamente alto, ma non farei una distinzione tra banche italiane e banche straniere. Chi finanzia in prima persona e chi organizza un?emissione obbligazionaria ha il dovere di guardare al grado di rischio. Si può anche dire che uno la truffa non è riuscito a scoprirla, ma ricordiamoci che stiamo parlando di un gruppo industriale che aveva molti aspetti poco trasparenti, una corporate governance che lasciava aperti molti interrogativi. Queste e molte altre circostanze sono state tutte sottovalutate. Non dimentichiamoci, infine, degli appoggi politici che possono aver avuto un ruolo di primo piano nella vicenda.
Vita: Secondo lei, per cambiare le cose da dove bisognerebbe cominciare?
Onado: Bisogna intervenire a tutti i livelli poiché sono stati perforati tutti i diversi stadi di controllo, da quelli della corporate governance ai poteri delle autorità di controllo, passando per le società di revisione.
Vita: L?authority sul risparmio, fortemente voluta dal ministro dell?Economia Tremonti, è da ritenere una buona soluzione?
Onado: Oggi si dibatte molto di questa eventualità ma, secondo me, la prima cosa indispensabile da fare è quella di rafforzare poteri e capacità sanzionatorie. E rafforzare i poteri vuol dire rafforzare i poteri ispettivi. E, si badi bene, si tratta più di una questione di forma mentis delle autorità che non di poteri legali in senso stretto. La Consob ha poteri ispettivi nei confronti sia degli intermediari, sia dei revisori, sia delle società quotate. Ma non ha risorse e uomini sufficienti per agire su tutti i fronti, per cui vengono fatte le ispezioni solo quando c?è un allarme conclamato. Se le società di revisione sapessero che ogni certo numero di mesi o anni arriva l?ispezione Consob, forse le cose andrebbero meglio. Secondo me, al momento, non è necessaria una nuova authority, ma credo che la decisione finale circa la sua istituzione dipenda da quanto grande si rivelerà lo scandalo.
Vita: In questo Paese ci sono civil servant a sufficienza per guardare con ottimismo al futuro?
Onado: Sì, io sono nel complesso ottimista. Basti pensare, per esempio, a Enrico Bondi, il commissario straordinario di Parmalat, un vero mastino che già in altre occasioni ha dimostrato una grandissima professionalità. E poi ci sono tante persone perbene e capaci in Italia. Avverto in giro molta tensione etica. Ci sono delle buone basi, c?è una adeguata consapevolezza di questi temi e, nel mio piccolo, anch?io cerco di dare un contributo in proposito.

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