Sostenibilità

La conoscenza ko

Luigi Sertorio, fisico, ha scritto una storia affascinante del rapporto tra l’uomo e le risorse.

di Giuseppe Frangi

L?assunto di questo libro trasversale e affascinante, è semplice ma insieme inquietante: noi, uomini di oggi non abbiamo il pensiero adatto a comprendere le dinamiche delle quali siamo parte. Cioè non abbiano le categorie per capire quanto ci sta accadendo; in sostanza siamo in balia di un processo che non comprendiamo né tantomeno governiamo. Sulle soglie di questo buco nero della conoscenza, Luigi Sertorio ha scritto invece un libro che si pone il compito di mettere dei paletti, di sfatare delle illusioni, di fornire elementi, ovvi e insieme sorprendenti, che possano aiutare a strutturare una coscienza critica del mondo in cui viviamo. è un libro duro, in certe pagine anche difficile, perché l?autore è un fisico e non rinuncia a portare i suoi ragionamenti anche su un piano di verifica tecnica. è un libro con il quale chiunque creda che un mondo diverso sia possibile, deve fare i conti, per evitare che le proprie ragioni non si sbriciolino davanti alla potenza della storia egemone. Sertorio non concede nessun credito alla dialettica tra esperti, per quanto una delle due sponde sia mossa dalla miglior buona fede ecologica del mondo. Il punto di coscienza non può essere l?esito di una sfida dialettica. Sertorio parte da un assunto diverso, e lo espone nelle prime pagine del libro: «L?enormità delle manipolazioni del potere diventa non comprensibilità, la non comprensibilità diventa segretezza, la segretezza diventa inganno omologato su larga scala». La transizione dall?era fisiocratica a quella tecnologica ha comportato un terremoto nelle percezioni che l?uomo ha di ciò che gli accade intorno. Nell?era fisiocratica o pretecnologica l?uomo teneva il controllo dei prodotti delle proprie attività; con l?era tecnologica, la tecnologia invece corre da sola, non è soggetta all?uomo ma semmai è suo partner dinamico. «La tecnologia di potenza opera sulla società umana e sull?ambiente in modi e con effetti che l?uomo non sa capire né tantomeno gestire, ma solo percepire quando sono già avvenuti». A differenza dell?Ippogrifo, il cavallo alato e superpotente partorito dalla fantasia di Ariosto, i prodotti della tecnologia non vengono messi in soffitta una volta finito l?uso, ma continuano a lavorare, ad agire, a determinare i destini di tutti. Sono affascinanti le pagine in cui Sertorio descrive il dispiegamento straordinario di potenza di tanti ?ippogrifi? figli della supertecnologia. Come i grandi sommergibili, titani figli della guerra fredda, colossi con motori nucleari da 80mila cavalli, che non hanno nessuno sbocco in usi civili e che continuano a divorare risorse ed energie, grazie al mutuo patto tra potere tecnologico e apparato politico-militare. La macchina militare infatti è quella che muove il progresso tecnologico, che legittima le spese stratosferiche per le ricerche. Ma c?è un?insidia in più che questo processo tende all?uomo di oggi e Sertorio la definisce l?insidia etica. è una forma di egemonia che si impone come regola senza la quale la società sprofonderebbe nel caos. Ci sono varie strade per affermarla: c?è quella coercitiva propria del sistema sovietico e c?è quella seduttiva del sistema vincente, quello occidentale-americano. Ma, avverte Sertorio, questa etica «porta con sé la progressiva sostituzione della conoscenza con la normativa». E poi fa un esempio efficace: «Il contadino sapeva che rottamare è sbagliato. Il consumatore rottama perché deve, ma non sa se fa bene o se fa male. Il contadino sa che inquinando uccide il proprio sostentamento. Il consumatore non sa cosa succede inquinando perché è inconsapevole, getta via cose che non conosce». Cioè, la conoscenza è sottratta all?uomo e ridotta a normativa accettabile. Potrà l?uomo recuperare la conoscenza perduta? Sertorio chiude citando Leopardi: «C?è chi si trova bene e chi no, ma siamo tutti dentro il ?secol superbo e sciocco?».


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