Comitato editoriale

La comunità di VITA ricomincia in presenza guardando al futuro

A Bologna, ospite nella sede di Fondazione Ant è tornato a riunirsi in presenza e in remoto il Comitato editoriale di VITA. Nel suo intervento il professor Stefano Zamagni ha sottolineato la necessità del ruolo politico del Terzo settore, superando una visione hobbesiana della società a favore di una che «riconosca alla società civile organizzata un ruolo politico diverso da quello istituzionale e che ha come obiettivo il bene comune»

di Antonietta Nembri

Si è tenuta nel pomeriggio di ieri, 20 settembre, a Bologna nella sede di Fondazione Ant la riunione del Comitato editoriale di Vita che ha visto diverse realtà in presenza e molte ancora in collegamento web.
L’incontro è stato l’occasione per presentare i nuovi ingressi tra le associazioni del comitato stesso – Junior Achievement, Anteas e Associazione Don Bosco 2000 – che sale così a 75 organizzazioni non profit.

Riccardo Bonacina ha stimolato i due ospiti della riunione, il professor Stefano Zamagni e il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, a ragionare sul ruolo politico del Terzo settore. Ricordando da una parte i recenti interventi di Mario Draghi che lo ha definito «fondamentale per uscire dalla crisi» e del cardinale Matteo Zuppi che ha invitato la politica a considerare questo mondo «un interlocutore importante e decisivo per le istituzioni presenti e future». Per Bonacina dle resto occorre che lo stesso Terzo settore recuperi una visione della propria identità che spesso pare smarrita.

Il professor Stefano Zamagni ha voluto sottolineare come quello che stiamo vivendo sia in realtà un passaggio d’epoca. «Fino a oggi si è identificato il mondo politico con quello delle istituzioni proprio per la prevalenza del modello hobbesiano per il quale la politica si concentra nelle istituzioni e i soggetti che non sono dentro di esse possono dialogare sì, ma non sono parti in causa. E la dimostrazione di questa concezione è plasticamente rappresentata da quanto successo con il Ddl Aiuti nei confronti del Terzo settore» ha richiamato Zamagni per il quale occorre guardare a un modello che lui ha definito neo-rinascimentale in cui la parola chiave è “governance”, mentre in quello che si richiama al Leviatano di Hobbes è government. «Con la governance si riconosce alla società civile organizzata un ruolo politico che è diverso da quello istituzionale e che ha come obiettivo il bene comune», ha continuato il professore indicando nella necessità di avere due forme di azione: il pubblico istituzionale e il pubblico comunitario in cui si ridia dignità alla co-progettazione che da sola non conta nulla senza la co-programmazione ricordando anche che la governance permette di attuare la sussidiarietà circolare. Per Zamagni fondamentale resta la sentenza della Corte Costituzionale del 2020 che ha posto fine alla stagione hobbesiana. «Per andare oltre una concezione che vede il Terzo settore come ruota di scorta è indispensabile la comunanza. Noi viviamo in una società che ha diverse matrici etiche. La difficoltà di questo momento storico è trovare dei punti di convergenza inter-etiche sui principi, ma non sui valori», ha concluso Zamagni.


Nelle immagini alcuni momenti della riunione del Comitato editoriale di Vita nella sede di Ant a Bologna

Da parte sua il sindaco di Bologna Matteo Lepore, ha raccontato come la sua azione sia improntata all’idea di una “amministrazione collaborativa” citando i “patti di collaborazione”, oltre 800, per prendersi cura dei beni pubblici dalle panchine al verde, dai servizi di welfare al tempo libero che «sono diventati degli automatismi comunali» ha ricordato citando inoltre gli uffici di rete che puntano a costruire le soluzioni con i cittadini, ma soprattutto l’Ufficio immaginazione civica, una fondazione in cui è presente il Forum Terzo settore.
Per Lepore, inoltre, serve anche una diversa formazione dei dipendenti comunali. Un esempio di cambiamento è il bilancio partecipato che ha visto sette mesi di lavoro nei quartieri che è andato ad affiancarsi ai patti di collaborazione. A chiudere il ragionamento ancora il professor Zamagni che ha sottolineato come sia necessario un equilibrio tra tre posizioni: le prime due frutto delle due prime rivoluzioni industriali cioè la libertà (con riferimento al mercato), protezione (con riferimento alla giustizia sociale) e una terza frutto di un movimento di emancipazione «che chiede il riconoscimento delle singolarità, non la tolleranza» ha chiosato Zamagni che ha aggiunto: «Il Terzo settore è quell’ambito politico che riesce a trovare una mutua compatibilità tra queste tre posizioni in un riconoscimento non conflittuale. Platone nel Fedro ha scritto che il bisogno fondamentale dell’uomo è di essere riconosciuto e di riconoscere».

Sulle parole di Zamagni sono intervenuti anche Giovanni Bruno, presidente di Fondazione Banco Alimentare e Angelo Moretti, presidente del Consorzio Sale della Terra.

La riunione è poi proseguita con la presentazione da parte di Giuseppe Ambrosio, presidente di Vita e di Massimiliano Ventimiglia, Founder di Onde Alte del cantiere in corso per la transizione digitale di Vita.

Il direttore Stefano Arduini ha infine presentato due nuovi progetti: uno relativo alla promozione e comunicazione dell’esperienza del servizio civile tra i giovani intitolata “Accendiamo la voglia di Servizio civile”, mentre il secondo è “Geografie meridiane” una serie di instant Book sul welfare e innovazione sociale nel meridione curata dai giornalisti di Vita a Sud.

La riunione si è chiusa con l’invito a partecipare all’incontro con Gaël Giraud, martedì 11 ottobre. Un dialogo con il gesuita, economista e direttore dell’Environmental Justice Program della Georgetown University in occasione del lancio del suo nuovo libro “La rivoluzione dolce della transizione ecologica”.

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