Non profit

La comunicazione ha cambiato marcia

Confronto fra esperti

di Benedetta Verrini

«Un modo per misurare e rendicontare la produzione di “bene”». Con uno scopo: «Essere protagonisti». Parola di Stefano Zamagni Dopo le Linee guida per i bilanci di esercizio presentate nel 2008, l’Agenzia per le onlus ha chiuso il cerchio dell’accountability nel settore del non profit con un secondo, necessario, documento: le «Linee guida per la redazione del bilancio sociale».
Uno strumento che si propone di facile lettura, estremamente pratico, utile per supportare le organizzazioni in due direzioni: educarle a misurare «quanto bene sanno fare del bene» e abituarle a «dare conto» di quanto hanno realizzato. «Si tratta di un passaggio fondamentale per un settore che conoscerà, nei prossimi anni, un’espansione sempre maggiore e un ruolo sempre più da protagonista», commenta il presidente dell’Agenzia per le onlus, Stefano Zamagni.
Il documento è stato presentato ufficialmente all’Università Cattolica di Milano, in una conferenza affollatissima cui hanno partecipato qualificati esponenti delle istituzioni (il sottosegretario all’Economia, Luigi Casero; il direttore generale dell’Agenzia delle entrate, Aldo Polito), del mondo accademico (i professori Mario Molteni, Marco Grumo, Elio Borgonovi), del sistema bancario (Alessandro Messina dell’Abi) e del terzo settore (Andrea Olivero, portavoce del Forum, e Marco Granelli, presidente CSVnet).

Scomessa condivisa
Le Linee guida – elaborate con Altis, l’Alta scuola Impresa e società dell’Università Cattolica, attraverso il dialogo e la collaborazione condivisa di tutto il mondo del terzo settore e dei professori e professionisti “addetti ai lavori” – non sono vincolanti ma rappresenteranno sempre più un passepartout, per gli enti, per migliorare la propria efficienza e accreditarsi all’esterno, nei confronti dei beneficiari del servizio, dei donatori, della pubblica amministrazione, delle fondazioni, del sistema bancario. «Ipotizziamo che l’anno della diffusione sarà il 2011, nell’ambito della rendicontazione delle attività del 2010. E che nel giro di due anni il 75-80% delle associazioni farà il bilancio sociale tenendo conto delle regole proposte dall’Agenzia», sottolinea Adriano Propersi, consigliere dell’Agenzia per le onlus che ha curato il progetto e che è intervenuto ad illustrarlo.
Loro, i destinatari-protagonisti delle Linee guida, condividono in pieno la scommessa: «Il non profit ha conosciuto una crescita esponenziale che ha portato a un cambiamento di fisionomia», commenta Andrea Olivero, portavoce del Forum del terzo settore. «Fino a dieci, quindici anni fa la tipologia delle organizzazioni era caratterizzata da una forte partecipazione interna e da democratizzazione dei processi, e la raccolta fondi avveniva sostanzialmente tra gli associati. Ora le organizzazioni sono maggiormente caratterizzate dai grandi numeri del fundraising piuttosto che dal numero di soci. Ciò significa che se in passato gli stakeholder avevano una naturale capacità di accesso e controllo sull’ente, oggi questo non è più possibile. Pertanto, adottare il bilancio sociale secondo il modello proposto dall’Agenzia ci consente di costruire un modello virtuoso di non profit. Non abbiamo nessun interesse a restare nell’ombra, dunque ben vengano strumenti per migliorare la trasparenza e il controllo, ma chiediamo di essere accompagnati in questo processo, valorizzando il dna e l’originalità del non profit». Sulla stessa lunghezza d’onda anche Marco Granelli, presidente di CSVnet, che ha ricordato l’iniziale preoccupazione del mondo del volontariato per l’applicazione di uno strumento che poteva sembrare solo un onere in più. «Quando è stato chiaro che le Linee guida dovevano rappresentare uno strumento flessibile e di facile applicazione», spiega, «abbiamo collaborato con il massimo impegno. Ora sarà necessaria una formazione degli operatori sul territorio per accompagnare le associazioni in questo processo di crescita».
Ciò che la costruzione delle Linee guida ha portato, in termini di collaborazione tra mondi molto diversi, riguarda anche le istituzioni: «Grazie al lavoro dell’Agenzia per le onlus e alla collaborazione avviata anche nella stesura dei modelli Eas, abbiamo enormemente rafforzato il dialogo con il mondo del non profit», ricorda Aldo Polito, direttore generale dell’Agenzia delle entrate. «Ora il nostro impegno è per mantenere questo dialogo permanente attraverso l’apertura di un tavolo con l’Agenzia per le onlus e con il Forum del terzo settore, in modo da poter affrontare insieme tutte le questioni fiscali».

Soft information
E se il bilancio sociale diventerà sempre più uno strumento utile per migliorare la gestione interna, servirà, se realizzato nel modo migliore, anche a farsi conoscere e ad “accreditarsi” in settori notoriamente “difficili” come quello bancario e dell’accesso al credito. «Nella sua ultima relazione il governatore Draghi ha molto insistito sul valore della soft information», ha sottolineato Alessandro Messina, responsabile del settore Crediti retail dell’Abi. «Il mondo del non profit per il sistema bancario è ancora caratterizzato da una certa opacità, che forse nasconde qualche furbo ma di certo penalizza i bravi. Non esistono statistiche su credito e non profit e non abbiamo aspettative di rischio sui crediti concessi alle organizzazioni non lucrative. Il bilancio sociale è dunque un passaporto importante perché ci dà una dimensione di concretezza delle attività svolte e dell’impatto sugli stakeholder. Credo sia importante sviluppare la conoscenza tra gli operatori e avere la possibilità di condividere i linguaggi, rimuovendo ogni pregiudizio reciproco: quello della banca che non si fida e quello dell’ente che pensa di poter avere accesso al credito solo perché è buono».

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