C’è una crescente attenzione da parte di molte organizzazioni non profit per comunicazione. Però mi sembra un utilizzo ancora parziale. Serve per autopromuoversi, e va bene. Serve per divulgare – disseminare dicono gli esperti – quando è stato fatto. E va bene pure questo. Ma vedo poche iniziative dove la comunicazione è un prodotto in sé e non solo un optional (spesso di scarso valore) che finalizza l’attività “vera”. Eppure ci sono esperienze in giro dove la comunicazione è il prodotto. Ad esempio per sensibilizzare la popolazione (o qualche gruppo target come dicono gli esperti di prima) per cambiarne gli stili di vita. E’ il caso del philantrocapitalist citato in questo articolo che ha ingaggiato nientepopodimento che il regista di Babel per una serie di spot destinati ai giovani dello stato del Montana per informarli sugli effetti dell’abuso di sostanze stupefacenti. Stop. L’iniziativa è questa. E pare abbia sortito risultati notevoli; peraltro spendendo meno dei classici servizi territoriali.
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