Non profit
La compagna di banco che si vende per un telefonino
L'allarme lanciato dallo Sportello disagio giovanile di Milano
Prestazioni sessuali anche di gruppo tra perfetti sconosciuti. Succede nelle nostre scuole, tra ragazzi “normali”, per guadagnare gli ultimi tecnogadget. Lo psichiatra: «Sono giovani sessodipendenti, ma soprattutto lucidi e freddi.
Il recupero? Lento e difficile» Per loro, Noemi è una grande. L’oggetto di culto è l’iPhone: fondamentale a scuola, dove scambiano sms e mms durante le lezioni. Facebook è la vetrina dove esibirsi al meglio: le ragazze hanno ancora i peluche nelle camerette, eppure si mostrano in un profluvio di sottovesti e autoreggenti, tanga e balconcini. La socializzazione è sulle internet community, lo svago è scaricare qualche porno e inviarlo agli amici. Benvenuti nella generazione Duemila, quella degli adolescenti di oggi, web native e sex addicted. Serve l’inglese per parlarne, perché è in Inghilterra e negli States che hanno fatto le prime ricerche su questi giovani e giovanissimi che hanno perso il filo delle relazioni (quelle vere) tra i cavi della rete.
Ragazzi che si esibiscono attraverso telefonini e sistemi peer to peer, senza alcun problema a mostrarsi. E nemmeno a vendersi, a volte.
È successo a Milano, dove da due anni è attivo – unico in Italia – lo Sportello sul disagio giovanile. Gestito dal professor Luca Bernardo, pediatra adolescentologo e direttore del Dipartimento Materno-Infantile del Fatebenefratelli, il servizio opera nell’ambito delle prime dipendenze da alcol e droghe, dei disturbi alimentari, della prevenzione dei suicidi. Nell’ambito di questo lavoro, l’équipe del professore ha isolato ben 12 casi (8 maschi e 4 femmine) di teenager che si sono scambiati prestazioni sessuali in cambio di oggetti. «Questo fenomeno ci è scoppiato tra le mani mentre li stavamo seguendo per problemi di bullismo e dipendenze», spiega Bernardo. «Sono emersi a poco a poco, durante i colloqui con gli psicologi. Lo scenario è raggelante. Ragazze di famiglie medio-alte che si mettono in palio attraverso foto hot per una ricarica telefonica, un iPod, un braccialetto di Tiffany. I rapporti vengono consumati nei bagni delle scuole, dopo essersi dati un appuntamento via sms. I colleghi maschi tengono questi “book” fotografici, se li scambiano, offrono sempre nuovi doni in un’escalation di degrado e delirio di onnipotenza».
«Abbiamo valutato la consistenza del problema, soprattutto il fatto che le 12 storie erano totalmente indipendenti l’una dall’altra, e alla fine abbiamo capito che si trattava della punta di un iceberg, una realtà sommersa e preoccupante, sia dal punto di vista sociologico che sanitario», prosegue Bernardo. La segnalazione ha fatto attivare l’assessore alla Salute. Giampaolo Landi di Chiavenna, che ora sta realizzando una campagna informativa a tappeto tra le famiglie milanesi.
L’obiettivo? Mettere all’erta i genitori su un fenomeno che ha assunto dinamiche abnormi anche tra le mura di case “normali”. «Ci preoccupa perché è sconosciuto e sottostimato», spiega Landi. «C’è una generazione che cresce tra rapporti promiscui e incapacità di relazione, tra esibizionismo e patologica indifferenza. I rischi sanitari riguardano l’aumento di infezioni tra gli adolescenti, dalla mononucleosi fino all’epatite B, alle gravidanze indesiderate e i conseguenti aborti». L’assessorato sta per presentare alla città un opuscolo informativo, «con l’intenzione di costituire un gruppo di lavoro sul fenomeno e un osservatorio che attivi anche il ministero per una rilevazione nazionale».
Le famiglie «restano spiazzate, incredule», assicura Bernardo. «Impossibile immaginare che la propria figlia si venda per un paio di occhiali. O che il proprio figlio “compri” una compagna per fare sesso orale, magari di gruppo. Sono scenari difficili persino da capire, per noi adulti. Stiamo facendo un percorso di assistenza psicologica per ciascuno di questi ragazzi. Scoprirli sessodipendenti, ma soprattutto così lucidi, freddi e consapevoli, è la cosa più terribile. In un caso, quello che riguardava la più giovane delle ragazzine, una quindicenne, la famiglia ha negato il problema e purtroppo ha smesso di venire allo sportello».
Come “leggere” i segnali, dunque? «Dall’abc», dice Bernardo. «Non esiste che un sedicenne possa restar fuori la notte fino alle tre o alle quattro. E poi, il cambio di compagnie, il calo nel rendimento scolastico, il fatto che abbiano a disposizione oggetti che non gli sono stati comprati, se usano il telefono o il pc in modo abnorme. Poi bisogna colmare le distanze, capire chi ammirano, cosa pensano dei fatti di cronaca, cosa guardano quando stanno al computer. Fare i genitori, esserci. Aprire un dialogo che vada oltre il “come è andata oggi a scuola?”».
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