Cultura
La community di Vita si mette InMovimento
Le organizzazioni del nostro Comitato Editoriale, convocate in redazione, discutono la nuova proposta per una ripartenza del terzo settore. «Ce n’era bisogno, è aria fresca», «Avremo il fiato per ripartire?»… Tra apprezzamenti, domande e proposte, ecco che cosa è successo oggi in redazione
«InMovimento non è un partito, ma una riconvocazione per sottoscrivere un nuovo patto di lavoro insieme». Ha esordito in questo modo il presidente di Vita, Riccardo Bonacina, nell’aprire la partecipatissima riunione del Comitato editoriale di oggi pomeriggio, che intendeva presentare alle organizzazioni della community la nuova sfida per il 2014 (qui il manifesto).
“InMovimento”, ha spiegato Bonacina, “nasce dal senso di un’urgenza e una sfida: l’urgenza, di fronte ai tanti bisogni e disperazioni che incrociamo, di fare di più; la sfida è quella, contenuta nelle vostre stesse storie personali e di organizzazioni, di chi voleva e ancora vuole cambiare il mondo”.
Una prospettiva più ampia, dunque, di quella che ha condotto fino a qui gran parte del terzo settore italiano. «La domanda che possiamo farci è: può ancora bastare oggi rivendicare più risorse per le nostre organizzazioni e per il terzo settore?», ha continuato Bonacina. «Può ancora bastare rivendicare posizioni (ministri, sottosegretari, presenze ai tavoli istituzionali), che spesso si tramutano in rivendicazioni personali o lunghe ore di fatica inconcludente? Noi diciamo che potrebbe essere ora di cambiare il punto di vista, anche perché abbiamo chiesto risorse e le hanno tolte, si sono conquistate posizioni e nulla è cambiato, invece credo – ed è la storia di queste ore – che quando si è stati capaci di stare sulla fronteira dei bisogni e delle sfide del nostro tempo, si sono fatte proposte di cambiamento, più abbiamo fatto vedere risposte e più siamo stati considerati».
Il cambio di visuale è dunque questo: non rivendicare risorse ma giocarsi campagne, fare proposte, elaborare ricerche. «Per essere sulla frontiera delle questioni occorre però coraggio, capacità di ascolto, ricerca. E quindi alla soglia del ventesimo anno di età ci siamo detti: rimettiamoci In Movimento. Un appello a noi stessi prima di tutto e al mondo che raccontiamo: rimettiamoci in movimento, con umiltà ma anche con la convinzione di chi raccontandovi da vent’anni vede una certa malattia nel terzo settore, un affievolirsi di voce, una mancanza di attrattività e di capacità di inventare risposte». Come dice il papa: «Dobbiamo occuparci di iniziare processi più che di occupare spazi».
Una sfida che uscirà presto dalla redazione di Vita per essere presentata a tutto campo. La piattaforma civica, infatti, che è la spina dorsale di InMovimento, sarà sottoposta al pubblico dibattito su Civici proprio per uscire dall’autoreferenzialità e raccogliere i contributi di tutti.
E i primi contributi sono arrivati proprio dai tanti interventi che hanno caratterizzato il pomeriggio di lavoro. Cristina Nespoli, presidente di Enzo B, ha osservato che «se è da Vita che arriva un invito così caldo e forte è perché noi ci siamo frammentati negli anni, siamo diventati autoreferenziali, guardiamo il nostro ombelico e molto di quello che facciamo tende a farci sopravvivere». Ma non solo: anche far capire quello che le associazioni fanno per sovvenire ai bisogni è diventato molto più complicato: «Oggi se un’associazione va in un Comune chiedendo sostegno per esempio per accogliere le mamme sole, non interessa più a nessuno perché il bisogno è diventato nascosto, cancellato d’ufficio; non è sparito, ma nessuno lo vuole considerare. C’è la negazione del bisogno pur di non essere costretti a dare qualcosa. Non ho nulla da cambiare in questo manifesto, mi ci riconosco, lo sento mio. E’ un interessante nuovo modo di affrontare quello che ci aspetta. Non dobbiamo cambiare quello che siamo, ma ripartire sì».
Interviene poi Alessandro Mostaccio del Movimento Consumatori, «un ente che lavora nel contesto attuale, più che crearne uno nuovo, anche se dovremmo essere uno strumento di lotta e di garanzia. Oggi ci sentiamo meno soli con questo invito, e vorremmo contribuire e capire come muoverci. Sapere che c’è un’altra Italia in movimento ci conforta. Noi lavoriamo in tutti i settori economici, e siamo anche molto ascoltati a livello istituzionale; vorremmo migliorare nei contenuti e aumentare la nostra portata di tiro. Voi usate pure le nostre competenze, aiutateci a rimanere vivi per contribuire a costruire un paese in cui tutti ci sentiamo più a casa di adesso». Tocca poi a Franco Taverna di Exodus: «Ho trovato in questo manifesto dell’aria fresca, mi è sembrato di respirare, ci ho trovato una prospettiva e anche un compito nuovo affidato alla politica. La domanda è: abbiamo il fiato per reggere una corsa lunga? Dovremmo metterci nello zaino un po’ di provviste perché la strada non sarà breve, il cambiamento non succederà in un anno… bisogna attrezzarsi per qualcosa di più, ci vorrà tanta benzina e anche una certa riconoscibilità». «In Movimento è una delle prime esperienze che cerca di tradurre tutti i discorsi teorici in una iniziativa, qualcosa non di episodico, ma un processo», ha detto Sandro Corti di Confartigianato Persone. «Ho un suggerimento: proviamo a ricomporre valore economico e valore sociale. È una pista poco esplorata, soprattutto sul piano della narrazione, mi piacerebbe portarvi dentro esperienze e possibilità che attengano a questo aspetto». Elena Cranchi SOS Villaggi dei bambini denuncia un’incomunicabilità con le istituzioni: «Abbiamo presentato un manuale sull’accoglienza dei minori fuori famiglia, e nessuno dei membri della Commissione Infanzia era presente, nonostante fossero stati tutti invitati. In casi come questi, in cui le associazioni si fanno portavoce di diritti ma vengono ignorate, possiamo essere in movimento con voi e avervi al nostro fianco?». Per Silvia Ciresa di Ant: «il punto è la pesantezza delle nostre cause. Chiederei a VITA di toccare quella larga fascia nazionalpopolare che capisce o vuole discorsi più semplici. Bisogna trovare un canale di comunicazione che sconvolga i soliti canali del non profit, se no facciamo incontri, ma poi? Cosa cambiamo?». Filippo Cavazza di AVIS si trova «in sintonia con l’hashtag #inmovimento. Sarebbe bello che tutte le associazioni lo usassero per far conoscere questa iniziativa». Luca Meschi di Fondazione Arché: «InMovimento è molto in sintonia con i tempi, anche noi siamo nati tradizionalmente e stiamo cercando di cambiare, innovarci, pur facendo fatica a trovare il fiato. Forse serve anche una ridefinizione del terzo settore, c’è la vecchia idea di una fiscalità compensativa che però poi non appare mai e che invece sarebbe una chiave di volta da far entrare nelle teste dei policy makers». Elena Zanella del Centro Nemo: «Porto l’accento sulle piccole organizzazioni, come la nostra: facciamo davvero fatica, siamo voci che non si sentono. Due aspetti sono sicuramente da migliorare: l’organizzazione e la cultura di impresa, e poi la rete, mettersi in posizione di ascolto e di cooperazione. Mi piacerebbe una apertura verso le piccole realtà, perché se lo meritano ma anche perché sono un po’ allo sbando».
La riunione si chiude dando a tutti l’appuntamento al 21 marzo, al teatro dell’Elfo a Milano, dove si svolgerà la presentazione pubblica della piattaforma civica di In Movimento. Seguiteci su vita.it e sui social per tutti gli aggiornamenti. Ovviamente con l'hashtag #inmovimento
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