Volontariato

La Commissione povertà ha smesso di soffrire

Affossato l’organismo dedicato all’esclusione sociale. La ex presidente, Chiara Saraceno, descrive la lunga agonia

di Ettore Colombo

A volte le notizie hanno un corso curioso. Ad esempio, che Chiara Saraceno, presidente della Commissione d?indagine sull?esclusione sociale, si sia dimessa dall?incarico e con lei, in blocco, tutti i componenti della medesima, in netta e dura polemica con il ministro del Welfare Roberto Maroni, con le scelte sue e del governo di centrodestra, è una di quelle non-notizie per la stampa italiana a tal punto che, persino sui giornali d?opposizione, non riuscivi a trovare una riga in merito. Chiara Saraceno di mestiere fa l?economista, insegna sociologia della famiglia all?università di Torino, scrive su La stampa e su L?Unità (meno), si occupa di disagio sociale, nuove povertà e salari d?ingresso, nota a livello internazionale, ragion per cui era stata chiamata dalla ministra alla Solidarietà, Livia Turco, a guidare la commissione. È ?di sinistra?, la Saraceno, è vero, ma è soprattutto una persona seria. «Ci siamo dimessi», spiega oggi amareggiata e stanca la Saraceno, «non perché non condividiamo la linea politica di questo esecutivo, ma perché è venuto a mancare un quadro istituzionale certo per il buon funzionamento della nostra commissione. Sono venute a mancare, cioè, le condizioni minime entro cui operare. Non so, francamente, se la commissione verrà reinsediata o soltanto cancellata». Certo è che i segnali che arrivano dal sottosegretario che ha ricevuto la delega agli Affari sociali, Grazia Sestini, non sono affatto incoraggianti. In Parlamento, infatti, rispondendo proprio a un?interrogazione sul caso presentata dalla ex ministra e oggi deputata dei Ds, Livia Turco, sia Maroni che la Sestini hanno richiamato sia l?articolo 11 dell?attuale legge finanziaria, che preannuncia un secco ridimensionamento dei fondi per tali attività, che l?articolo 4 della legge delega sulla riforma dell?assistenza, la 328, che permette al ministero di accorpare, ridurre o eliminare commissioni, enti e istituti ritenuti inefficienti o inutili. Un benservito. L?opinione della Saraceno è secca: “Vogliono eliminare la commissione, abrogarla di fatto, se non ope legis, visto che questa via è complicata dal fatto che da commissione governativa eravamo diventati commissione istituita con legge parlamentare ed è alle Camere che il governo deve rispondere. Comunque, ci hanno spinto alle dimissioni in tutti i modi: prima non convocandoci mai, neppure a seguito delle mie continue e pressanti richieste, poi arrivando all?offesa lesiva della dignità di tutti i componenti negandoci persino i rimborsi per le spese di viaggio, di vitto e alloggio per raggiungere Roma, infine togliendoci anche l?unica segretaria che avevamo a disposizione. Per non dire del sito del ministero…” «Nel sito c?era una parte dedicata ai problemi della povertà e alla Commissione, che è stata cancellata o resa inattiva. Nessuno, anche volendo, ci poteva più contattare, neanche se avesse voluto consultare il nostro Rapporto. Rapporto che abbiamo deciso di presentare comunque, anche a nostre spese se fosse stato necessario, come ultimo e più importante atto di un lavoro di anni. L?abbiamo fatto alcune settimane fa. Naturalmente, né il ministro Maroni né nessun membro del governo si è fatto vedere o sentire. Eppure, dopo molte mie insistenze, almeno alla presentazione Maroni mi aveva assicurato la sua presenza…», conclude. La difesa d?ufficio del ministro spetta al sottosegretario Grazia Sestini, donna simpatica, da buona toscana, eletta con Forza Italia, ma è una difesa debole: «Abbiamo ringraziato la Saraceno per il lavoro svolto, ma la Commissione era giunta a conclusioni che il governo non condivideva. Di commissioni inutili o inefficienti ce ne sono fin troppe: abbiamo deciso di rivederle. Non posso escludere che rifaremo quella sulla povertà. Si vedrà». Già. Nell?attesa che il governo maturi una decisione, i poveri hanno fame e freddo, come ben sa il padre gesuita Alberto Remondini, a lungo membro della commissione e che ora lavora per la comunità di San Marcellino, a Genova: «Ha ragione la Saraceno, ci hanno messo nell?impossibilità di lavorare. Non c?era volontà politica di ascoltare i risultati del nostro lavoro. Certo, una commissione che parla di povertà fastidio lo dà sempre. La ministra Turco, però, ci ha sempre incoraggiati. Eravamo la cartina di tornasole delle condizioni di disagio dei poveri di questo Paese. E ora.


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