Welfare
La Commissione Adozioni Internazionali che non c’è
Cambiano i governi ma la Commissione Adozioni Internazionali ancora non c’è. L'appello di Paola Crestani: «chi ne ha il potere risolva immediatamente il presunto conflitto di interessi che secondo la vicepresidente Della Monica impedisce di convocare la Cai. Fino a quando ciò non avverrà, non avremo nessuna garanzia che le adozioni svolte in Italia siano corrette»
L’ultima riunione deliberante è stata nel novembre 2013. Poi più nulla, tranne una formale riunione di insediamento nel giugno 2014. Sono passati tre governi (Letta, Renzi, Gentiloni), si sono susseguiti quattro diversi Presidenti della CAI (Kyenge, Renzi, Della Monica per più di due anni, Boschi), ma nessuno ha mai convocato la Commissione Adozioni Internazionali per svolgere quegli importantissimi compiti a cui è chiamata per legge ( l.184 del 1983 e d.p.r 108 del 2007).
Anche la struttura operativa della CAI è ormai praticamente inesistente: manca il direttore, il personale è ridotto al lumicino, il sito è bloccato da più di sei mesi, la linea telefonica dedicata alle famiglie non è attiva, le mail vengono rimandate al mittente, il centralino risponde sempre che non c’è nessuno. Le rendicontazioni dei progetti di prevenzione dell’abbandono non sono state verificate, dal 2011 le famiglie non ricevono i contributi all’adozione e da tre anni non vengono pubblicate le statistiche sulle adozioni. Le delegazioni dei Paesi di provenienza dei bambini che chiedono di essere accolte si sentono rispondere che non è possibile riceverle. Tutto ciò nonostante nel 2015 la legge di stabilità abbia assegnato alle politiche per l’adozione per il 2016 ben 15 milioni di euro, stanziamento quest’anno incrementato di ulteriori 5 milioni.
La mancata convocazione della Commissione ha conseguenze molto gravi sull’intero sistema delle adozioni internazionali in Italia: la Commissione Adozioni – organo collegiale composto da una ventina di membri tra cui rappresentanti di ministeri, della conferenza Stato Regioni, da esperti e da tre rappresentanti di altrettante associazioni familiari – ha il compito fondamentale di governare e garantire non solo la realizzazione ma anche la regolarità di tutte le adozioni internazionali in Italia, collaborando con le Autorità straniere dei Paesi di origine dei bambini adottati. La Legge 184 del 1983 parla chiaro a questo proposito: secondo l’articolo 39 la CAI «autorizza l’attività degli enti […] vigila sul loro operato, lo verifica almeno ogni tre anni, revoca l’autorizzazione concessa nei casi di gravi inadempienze, insufficienze o violazione delle norme della presente legge». Se la Commissione non si riunisce non può svolgere questa funzione di controllo e di conseguenza la correttezza delle adozioni è a rischio, così come la tutela dei fondamentali diritti dei bambini adottati e delle loro famiglie.
L’importanza di tale funzione di controllo e vigilanza della Commissione si è resa ancora più evidente dopo che il giornalista del settimanale L’Espresso Fabrizio Gatti ha pubblicato una serie di articoli che hanno sollevato il più clamoroso scandalo che si ricordi in Italia sulle adozioni, talmente clamoroso che la copertina del giornale che conteneva quell’articolo – "Ladri di bambini" – è appena stata votata come "copertina dell’anno". Di fronte ad una situazione di tale gravità, di fronte ad accuse gravissime di tratta di minori a carico di uno dei più grandi enti autorizzati italiani – accuse confermate a ottobre in audizione alla Commissione Giustizia della Camera dall’attuale vicepresidente (e dal novembre 2013 a giugno 2016 Presidente) della CAI, Silvia Della Monica – la Commissione Adozioni non può dire una parola di chiarezza o prendere eventuali provvedimenti, perché non c’è!
La vicepresidente, nella stessa audizione, ha aggiunto che sul caso denunciato da L’Espresso è in corso un’inchiesta della magistratura. Doveroso, verrebbe da dire, di fronte a sospetti tanto gravi. Ma in attesa che la magistratura faccia il suo corso, nessun provvedimento è stato preso a garanzia delle adozioni in Italia, lasciando molte famiglie nello sgomento e gettando discredito su tutte le adozioni internazionali.
Ora, secondo quanto riferito dalla dottoressa Silvia Della Monica in audizione, la Commissione non può essere convocata per un presunto conflitto di interessi di uno dei membri della Commissione stessa. Se il motivo è questo è indispensabile che chi ha il potere di farlo – il Presidente della Repubblica, il Presidente del Consiglio, il Governo, il Parlamento – si adoperi perché il problema venga subito superato e la Commissione possa riunirsi al più presto e svolgere appieno tutte le sue funzioni. Fino a quando ciò non avverrà, non avremo nessuna garanzia che le adozioni svolte in Italia siano corrette. Questa garanzia invece è indispensabile non solo per le famiglie adottive, ma anche per tutti i cittadini italiani e per la comunità internazionale.
Bisogna agire subito! Sempre che a qualcuno interessino davvero i bambini abbandonati e le tante e generose famiglie italiane che si rendono disponibili ad accoglierli.
*Paola Crestani è presidente del Ciai-Centro Italiano Aiuti all'Infanzia, ente autorizzato alle adozioni internazionali
Foto Tina Floersch/Unsplash
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