Mondo
La classifica (anti Forbes) delle 100 persone più povere al mondo
Sapevamo di Forbes, che ogni stila la lista delle 100 persone più ricche al mondo. Da oggi, imparerete a conoscere l’ong Fund for Peace, che per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla lotta contro la povertà, ha inventato Bottom Up, la prima classifica delle 100 persone più povere del pianeta. Dopo Bill Gates, Amancio Ortega e Carlos Slim, ecco a voi Jeanette Johari, Mustaryia Jamal e Vickie Hope Amwikiriza
Ogni anno è la stessa storia. Con la stampa internazionale in attesa di sapere quale sarà la persona più ricca del mondo. Nel 2017, grazie ad un patrimonio di circa 86 miliardi di dollari Bill Gates si è confermato al primo posto della classifica stilata da Forbes, seguito dall’oracolo di Ohama, Warren Buffet e dal fondatore di Amazon, Jeff Bezos.
Di fronte alla ricchezza immensa e spropositata accumulata dalle 100 personalità più prospere del pianeta, qualcuno ha deciso di occuparsi anche di quelle più povere. Secondo le Nazioni Unite, nel mondo ci sarebbero oltre 800 milioni di persone che vivono nella povertà. Tra loro, c’è Jeanette Johari, giovane donna congolese con due figli a carico, costretta a fuggire dalle milizie che hanno distrutto il suo villaggio. Vittima di stupro, oggi Jeanette vive in un campo profughi, dove lavora come baby-sitter.
In Uganda, c’è invece Vickie Hope Amwikiriza, anche lei costretta a scappare dal proprio villaggio, anche lei violentata, perché donna e soprattutto perché lesbica, una delle categorie sociali tra le più discriminate sul continente africano. Infine, Mustaryia Jamal, 12 anni, nata nel campo profugo di Kamuna, in Kenya. Assieme ai suoi sette fratelli e sorelli, non ha mai lasciato il campo e non è mai più tornata in Etiopia, il suo paese d’origine. Ma ha un sogno nel cassetto: diventare modella e vivere in Australia o negli Stati Uniti.
Jeanette, Vickie e Mustaryia sono state inserite nella classifica di “The Bottom 100”, la prima lista mai stilata delle 100 persone più povere del pianeta. L’idea è nata negli studi dell’agenzia Havas Sidney che, su richiesta di Fund for Peace, ha preso spunto dalla classifica di Forbes per promuovere una campagna di sensibilizzazione quanto meno originale sulla povertà nel mondo. L’ong è nota per il suo impegno a favore di comunità situate in zone di conflitto e il suo lavoro di prevenzione presso policy makers.
“Il progetto è nato per dare una risposta alla classifica stilata da Forbes che glorifica le personalità più ricche al mondo”, sostiene il direttore esecutivo di Fund for Peace, J. J. Messner.
La classifica presenta 100 profili tratti tra le persone sostenute dall’ong statunitense e sparse in 23 paesi. Ogni profila include una breve biografia, una foto ritratto e un calcolatore che vi permette di capire la fascia di reddito alla quale appartenete rispetto alla media mondiale. Come loro, ci sono centinaia di milioni di persone in stato di povertà per colpa della guerra, della mancanza di istruzione, degli effetti del cambiamento climatico e delle persecuzioni etniche, religiose o sociali.
Il progetto è nato per dare una risposta alla classifica stilata da Forbes che glorifica le personalità più ricche al mondo.
J. J. Messner, direttore esecutivo di Fund for Peace
Comparare le due classifiche, quella di Fund for Peace e quella di Forbes, fa un certo effetto. In entrambe le liste, alla posizione numero 30 ci sono da un lato Jeanette Johari, che per sopravvivere fa la baby sitter, e dall’altro Ma Huateng, CEO e cofondatore di Tecent Inc., della più grandi compagnie internet della Cina. Nel primo caso, Jeanette guadagna meno di 365 dollari all’anno, mentre il patrimonio di Ma Huateng ammonta a 24,9 miliardi di dollari. Per chi lotta contro la povertà mondiale, queste due cifre riassumono le disuguaglianze sociali enormi che caratterizzano la globalizzazione di questo inizio di XXI secolo.
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.