Formazione

La classe multicolore

"Vita” in aula: per imparare tolleranza e amicizia

di Redazione

Cara redazione di ?Vita? siamo gli alunni della II E della scuola media ?Rosanna Benzi? (Bresso) e siamo abbonati al vostro settimanale. Vi scriviamo perchè leggendo ?Vita? in classe abbiamo constatato che voi, più di ogni altro giornale, parlate dei problemi della società attuale. Noi in classe abbiamo svolto un lavoro sulla ?tolleranza? e abbiamo avuto un incontro con alcuni alunni stranieri della scuola media ex Buonarroti – Rodari di Milano. Con questa lettera vogliamo che i lettori di ?Vita? conoscano l?esperienza singolare di questa scuola e i problemi che i ragazzi stranieri, da poco arrivati, devono affrontare. Per capire di più cosa significa vivere in una società multietnica. Il giorno 16 marzo, noi alunni della classe II E abbiamo svolto una visita pomeridiana alla scuola media ?Buonarroti-Rodari? di via Scialoia a Milano. Il motivo iniziale che ci ha spinto a conoscere gli alunni di questa scuola è stata la proposta da parte della preside Brambilla di partecipare a un concorso sulla ?tolleranza?, relativamente alla ?45° Giornata europea della scuola?. La scuola di via Scialoia è un centro di ?prima accoglienza?, cioè accoglie i ragazzi stranieri appena giunti in Italia. Tutto questo era per noi qualcosa di lontano dalla nostra realtà, in quanto noi non abbiamo compagni stranieri. Arrivati alla scuola di via Scialoia subito i ragazzi italiani hanno iniziato a raccontare quello che hanno svolto insieme ai loro compagni stranieri, che si sono inseriti all?inizio o durante l?anno scolastico. Come prima attività in comune, essi hanno compiuto una ricerca sulle abitudini alimentari dei Paesi di provenienza e, come esperimento, hanno provato a cucinare alcuni piatti tipici dei vari Stati. Successivamente, hanno svolto una ricerca sulle feste nazionali più importanti. Durante la spiegazione, la preside e gli insegnanti hanno sollecitato gli alunni stranieri a presentarsi e a raccontare come si trovano nella scuola. Abbiamo così conosciuto Siyu, un ragazzo cinese di 16 anni che faceva da interprete tra noi e una ragazzina appena arrivata dalla Cina. Un altro ragazzino ci ha spiegato che in Cina iniziano a contare gli anni di una persona già dal concepimento e quindi in Cina lui ha 13 anni, mentre in Italia ne ha 12. Successivamente due fratelli indiani, Dharmesh e Mitesh, ci hanno accennato alla loro religione induista che proibisce di mangiare la carne. Una professoressa ci ha però spiegato che i due fratelli talvolta in mensa hanno mangiato del pollo e quindi non è molto chiaro questo divieto di mangiare carne. Una ragazzina che ci ha parlato a lungo è stata Easmin, proveniente dal Bangladesh. Lei è di religione musulmana di stretta osservanza, quindi non può mangiare carne suina e ha osservato il digiuno per tutto il mese del Ramadan. Deve coprire il capo con un velo, che però a scuola può togliere. I ragazzi italiani ci hanno detto che tra loro e i ragazzi stranieri i rapporti sono molto positivi. All?inizio dell?anno scolastico gli alunni italiani erano molto sorpresi di avere in classe un così alto numero di compagni di diverse etnie (8 su 18 o 6 su 16), ma ora, dopo averli conosciuti, hanno cambiato atteggiamento, perché hanno capito che i compagni stranieri non provocano rallentamenti nel programma, ma rappresentano uno stimolo a fare di più.


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