Formazione
La “classe capovolta” per una scuola inclusiva
Un nuovo modo di fare scuola: la didattica rovesciata. Nella Flipped classroom gli studenti lavorano a scuola con pc e tablet, senza lezioni frontali e a casa non fanno compiti, ma assimilano le lezioni con podcast e videotutorial
di Redazione
Si chiama flipped classroom cioè classe capovolta ed è il termine tecnico per indicare un nuovo modo di fare scuola senza lezioni frontali e compiti a casa. Una metodologia che è al centro di un convegno, questa mattina a Roma, cui partecipano duecento docenti provenienti da tutta Italia.
Nella flipped classroom gli studenti lavorano con pc, tablet e smartphone, a casa la lezione si assimila con podcast e videotutorial preparati dagli stessi docenti. Grazie a questo metodo anche in Italia si sperimenta un modo innovativo, cooperativo e inclusivo di fare scuola, che ribalta tempi, luoghi e ruoli tradizionali del processo di insegnamento-apprendimento.
La didattica capovolta nasce dalla necessità di adeguare il sistema formativo alle nuove sfide educative, proponendo attività più coinvolgenti, in modalità blended, come esercitazioni, casi di studio e laboratori che si adattano in modo flessibile alle capacità di ciascun studente, con attenzione specifica anche ai bisogni educativi speciali.
A discuterne oggi nell’evento promosso dall’associazione Flipnet, che promuove la didattica capovolta, e dalla Fondazione Mondo Digitale anche il professor emerito Tullio De Mauro che esperto di didattica innovativa guarda alle potenzialità dell’approccio flipped learning integrato con il modello dell’educazione alla vita. Ad arricchire il convegno dei workshop paralleli dedicati alla scuola primaria e secondaria in cui i docenti sperimentano la metodologia della classe capovolta utilizzando il proprio smartphone o il tablet.
A livello europeo, oltretutto, è attivo da alcuni mesi un progetto “M-Learn – Training Teachers to use mobile (hand held) technologies within mainstream school education”, attuato nell’ambito del programma per l’apprendimento permanente Comenius.
Foto: Getty Images
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