Mondo
La Cittadinanza universale del Movimento Utopia
Parla il fondatore, Franck Pupunat, che Vita.it ha incontrato in occasione del World Social Forum: «vogliamo nuovi diritti per i migranti e la libertà di circolazione. Ogni piccola resistenza al giorno d’oggi è utile. Ci auguriamo che ognuno nel suo piccolo si mobiliti per andare contro Frontex, contro queste politiche migratorie inumane».
di Giada Frana
Un nuovo Trattato Internazionale sui diritti dei migranti e sulla Cittadinanza universale: è ciò che propone il Movimento Utopia, che prende il nome dal celebre libro di Thomas More ed è stato fondato nel 1996 in Francia. Obiettivo principale del movimento? La costruzione collettiva di una nuova società, le cui fondamenta vengono poste in maniera democratica e seguendo “i cinque pilastri per un nuovo spazio mondiale”: 1. ambiente, bene comune dell’umanità; 2. accesso universale ai diritti e ai beni fondamentali; 3. sovranità alimentare; 4. libertà di circolazione e d’installazione delle persone e 5. sviluppo di nuovi spazi di democrazia. Dei diritti di migranti abbiamo parlato con Franck Pupunat, fondatore del movimento ed ora animatore dello stesso. «Il nostro movimento fa parte di una coalizione di associazioni all’interno di un’organizzazione che si chiama Organizzazione per la Cittadinanza universale, per nuovi diritti per i migranti e la libertà di circolazione. Ogni piccola resistenza al giorno d’oggi è utile. Ci auguriamo che ognuno nel suo piccolo si mobiliti per andare contro Frontex, contro queste politiche migratorie inumane».
Parlando di migrazioni e libertà di circolazione, non si può non pensare al Mare Mediterraneo, che negli ultimi anni è diventato sempre più un cimitero a cielo aperto per tutti coloro che hanno tentato di raggiungere l’Europa su mezzi di fortuna…
I Paesi del Nord hanno una responsabilità per tutti i drammi che accadono quotidianamente: ogni giorno, ogni morto in più, costituisce una responsabilità supplementare. Proprio per questo il nostro movimento ha delle proposte al riguardo.
Quali sarebbero?
Proponiamo l’eliminazione del visto, per sostituirlo con un passaporto di cittadinanza universale, in modo che ogni persona possa circolare liberamente da un Paese all’altro. E’ una richiesta molto difficile, abbiamo sentito qualche Stato sul soggetto. Ad esempio l’America latina è interessata, ma è complicato. Poi abbiamo un altro progetto: proporre l’adozione di un nuovo trattato internazionale sulla questione dei diritti dei migranti e sulla cittadinanza universale. Quest’ultimo sta procedendo molto bene: nelle prossime settimane, se tutto va bene, in nome della società civile e delle associazioni del Forum Sociale Mondiale, trasmetteremo all’Onu e a tutti i Paesi del mondo un primo testo al riguardo.
In cosa consiste questo nuovo trattato internazionale che proponete?
Il trattato internazionale si sviluppa sui seguenti assi: nessun essere umano deve essere considerato illegale; i migranti devono poter accedere ai diritti fondamentali nel paese d’accoglienza (educazione, cura, lavoro, partecipazione alla vita democratica); il riconoscimento del diritto d’asilo come diritto inalienabile, che deve essere applicato alle vittime del cambiamento climatico ed infine l’OIM (Organizzazione Internazionale dei Migranti) deve essere integrata all’Onu e discutere annualmente sulle politiche di restrizione e di libertà di circolazione e di installazione delle persone. Quando il trattato sarà ratificato, verrà ritrasmesso e trascritto nelle leggi nazionali.
Eliminare i visti può essere davvero una soluzione per evitare le morti in mare?
È l’unica soluzione di questi tempi. Non ci si può chiudere su se stessi: come ha fatto l’umanità ad evolversi? Grazie alle migrazioni, all’incontro tra i diversi popoli, incontro che arricchisce dal punto di vista culturale. Conoscere un altro popolo, la loro storia e cultura è un arricchimento. In ogni caso non è certo alzando dei muri che si fermerà l’immigrazione, al contrario. Chi al giorno d’oggi pensa che con dei muri e con delle politiche migratorie restrittive si possa fermare l’immigrazione, si sbaglia di grosso.
Di questi ultimi tempi, c’è chi pensa che politiche migratorie restrittive e lo sbarramento delle frontiere possa aiutare ad evitare il terrorismo e l’estremismo…
Vorrei sottolineare che non siamo per l’abolizione delle frontiere: siamo per il diritto di circolazione e di installazione, per far sì che qualsiasi persona al mondo possa installarsi dove vuole. Non bisogna confondere la possibilità e il diritto di migrazione e di installazione con le questioni di sicurezza. In più, per l’attentato in Francia a Charlie Hebdo si trattava di francesi e anche in Tunisia gli attentatori erano tunisini, quindi non si tratta di persone giunte dall’esterno. E poi, se si rinunciasse a promuovere questa libertà di circolazione e di installazione, il terrorismo potrebbe vincere. Io penso che la migliore risposta al terrorismo non sia rinchiudersi su se stessi, ma proprio tendere la mano al prossimo.
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