Cultura
La città nazionale dell’immigrazione si farà
E sarà a Parigi. Dopo anni di discussioni dovrebbe essere realizzata entro il 2007
Dopo anni di discussioni dovrebbe finalmente nascere a Parigi la Città nazionale dell’immigrazione (Cnhi), un centro dedicato alla storia dell’accoglienza degli stranieri in Francia, sul modello del museo di Ellis Island a New York. Un modo, sottolinea Le Monde, per “colmare il vuoto nella memoria della Francia”, ma anche e soprattutto, “per rilanciare il modello francese di integrazione in un periodo in cui appare in panne, mentre prosperano le tesi del Fronte nazionale”, il partito di estrema destra di Jean-Marie Le Pen.La sede è già stata scelta, ed è un simbolo in sé: uno dei palazzi costruiti alla Porte Doree (XII arrondissement, nell’estremo est di Parigi) per l’Esposizione coloniale del 1931, diventato Museo delle colonie, poi Museo delle arti africane e dell’Oceania. Anche la data prevista per l’apertura della Cnhi non è casuale: aprile 2007, a qualche settimana dalle elezioni presidenziali. L’idea di un luogo dedicato alla storia dell’immigrazione risale ai primi anni Novanta, spiega Le Monde, ma la sinistra al potere nel 1991 lo giudica “prematuro”, mentre per la destra “è impensabile”. Nel 1998 l’idea viene rilanciata da un giornalista dello stesso Le Monde e da un direttore del Centro nazionale della ricerca scientifica (Cnrs). La sinistra sembra convinta in un primo momento, poi dimentica il progetto, che sarà finalmente riesumato dal neorieletto presidente della Repubblica Jacques Chirac, che lo affida all’ex ministro della Cultura Jacques Toubon. Questi si da da fare, racconta il giornale, anche perché “capisce che il progetto può essere elettoralmente vantaggioso per la destra”. Il museo, affidato a Helene Lafont-Couturier, ex responsabile del Museo dell’Aquitania, descriverà “l’immigrato, il suo percorso, quello della Francia, paese di immigrazione, e il posto degli immigrati nella Francia, compresa la xenofobia”, spiega Le Monde. Il museo accoglierà anche mostre temporanee e “dibattiti e scambi sull’immigrazione”. Se tutti sono d’accordo nel sostenere la bontà del progetto, alcuni criticano tuttavia la scelta della sede: come Pascal Blanchard, ricercatore al Cnrs, per il quale occupare l’ex Museo delle colonie “equivale a cancellare la memoria coloniale, mentre è proprio essa a essere al centro del dibattito”.
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