Non profit
La città a misura di disabile
Presentate le Linee guida per amministrazioni che vogliano impegnarsi nell'agevolare la mobilità dei cittadini portatori di disabilità
Un volume – stampato da Franco Angeli con caratteri più grandi del solito (per favorirne la lettura da parte degli ipovedenti) e che sarà presto disponibile in formato digitale leggibile da sintetizzatore vocale per i non vedenti – per raccontare come e con quali strategie Parma è riuscita a diventare la capitale dell’accessibilità.
L’inclusione possibile
Lo studio, intitolato Libro bianco su accessibilità e mobilità urbana. Linee guida per gli enti locali, è stato presentato oggi dal ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ed è frutto del lavoro di un tavolo tecnico al quale hanno partecipato, assieme all’amministrazione parmense e al ministero, anche tre associazioni (Fish, Fand e Fiaba), il Comitato Paralimpico, la Fondazione Snaidero e la Don Gnocchi. Un dibattito, ha spiegato il sindaco Pietro Vignali, che ha preso spunto dall’esperienza della città (la cui giunta ha costituito un’Agenzia per i disabili e creato una nuova figura tecnica, il disability manager; il cui bilancio è per il 60% destinato ai servizi, e parliamo di 120 milioni di euro all’anno). Un dibattito che dai confini di Parma si è allargato fino a diventare un vero e proprio “vademecum” del buon amministratore (intendendo per “buono” quello che si prende a cuore, e se ne fa carico, le esigenze di tutti i cittadini, che abbiano o meno una facile mobilità). Giacché l’inclusione non è una teoria. È una pratica. E, sorpresa delle sorprese, può costare assai meno ed essere molto più efficace se prevista fin dalla progettazione. Qualche esempio tratto dalle 27 schede operative che arricchiscono il volume. «È irragionevole», si legge all’inizio della numero 8, «che vengano realizzate nuove abitazioni con criteri di adattabilità e in un periodo successivo chi vi abita possa chiedere contributi pubblici, mediamente dagli 8mila ai 15mila euro, per renderle accessibili». E via consigliando: non costa molto prevedere, per le rampe, una pendenza massima del 5%; è meglio non far ricorso al servo scala (assai più adatta una rampa o un ascensore); è opportuno non scegliere per i pavimenti interni ed esterni materiali sdrucciolevoli… «Se progettassimo senza costruire barriere avremmo un incremento di spesa al massimo dell’1%, una percentuale assai più bassa di quel che spendiamo per abbattere quelle stesse barriere» ha spiegato l’assessore Giovanni Paolo Bernini (fra le sue deleghe, quella all’Agenzia politiche a favore dei disabili già menzionata e al servizio civile volontario).
Diffondere le buone pratiche
Suggerimenti per favorire la mobilità, che tengono conto anche di un dato importantissimo, ha sottolineato Sacconi: «disagi nel muoversi possono averne tutti: gli anziani, i bambini, le mamme che spingono una carrozzina, gli sportivi che si sono rotti una gamba». Per questo «Parma è senza dubbio un punto di riferimento importante in queste politiche», ha aggiunto il ministro, che nel suo intervento ha anche indicato tre ambiti d’intervento. Anzitutto la riforma della 68: Una legge non soddisfacente, che presenta fragilità di tipo ideologico. Più che di griglie di questo tipo abbiamo bisogno di molti percorsi pragmatici, che guardano al raggiungimento degli obiettivi», ha spiegato precisando che nella revisione normativa intende coinvolgere le associazioni del lavoro e dei disabili. In secondo luogo, Sacconi ha annunciato la creazione di un Osservatorio sulla disabilità (come impone la legge che ha ratificato la Convenzione internazionale). In terzo luogo, il sito del ministero diverrà cassa di risonanza per quelle buone pratiche, comprese quelle parmigiane naturalmente. Sperando che susciti una virtuosa capacità imitativa. Basterà? «Non bastano ma servono anche i processi imitativi. In un paese fortemente diversificato al suo interno, l’Italia ha città molte attente che hanno fatto molto e città molto carenti e arretrate, la diffusione delle buone pratiche crea anche comparazione. Se volete permette dei giudizi di valore, ma anche di disvalore su chi certe cose non le fa».
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