La crisi dei mercati sta penalizzando fortemente non solo le vecchie potenze industriali, ma anche l’Africa: secondo i dati dell’Unctad – United Nations Conference on Trade and Development, nel 2011 l’investimento complessivo, a livello continentale, è sceso per il terzo anno consecutivo. Nel complesso gli afflussi di Ide (ossia gli investimenti diretti estero) verso l’Africa hanno subìto una contrazione dello 0,7%. Si è dunque passati dai 54,7 miliardi del 2010 ai 54,4 miliardi di dollari dello scorso anno. I risultati sono stati influenzati, anche a seguito del crollo dei vecchi regimi, da un calo dei flussi verso Libia, Tunisia ed Egitto. Sono invece in crescita degli altri due settori geografici del continente, l’Africa Occidentale e quella Meridionale. Basti pensare alla Nigeria, che nel 2011 ha ottenuto un aumento del 12% degli afflussi, che passano da 6,1 miliardi di dollari del 2010 a 6,8 miliardi lo scorso anno. Una cosa è certa: il Paese africano che ha fatto meglio è stato il Sudafrica, che nel 2011 ha raggiunto la cifra di 4,5 miliardi di dollari in investimenti stranieri.
Secondo le previsioni del Fondo monetario internazionale, il tasso medio di aumento del Pil nei Paesi dell’Africa subsahariana ? attualmente attorno al 5,2% ? dovrebbe salire al 5,8% in termini reali nel 2012. E molto dipenderà proprio dagli investimenti stranieri, cinesi in primis. Dai 60 milioni di dollari del 2000, il flusso di capitali cinesi è cresciuto in termini esponenziali fino a raggiungere livelli 200 volte superiori. Non è un caso se la Banca mondiale prevede che entro pochi anni la Cina avrà “esportato” ben 85 milioni di posti di lavoro in Africa. Ma attenzione, l’Impero del Drago non fa beneficenza e senza altri investimenti stranieri che tengano conto non solo del profitto delle imprese ma anche dei diritti della gente, l’Africa continuerà ad essere una terra di conquista.
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