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La Cina tra i giganti degli sprechi alimentari

Mentre 128 milioni di persone vivono sotto la soglia di povertà, il 70% dei rifiuti prodotti in Cina è di origine alimentare e il cibo buttato nella spazzatura ogni anno rappresenta il 10% della produzione agricola del Paese

di Ottavia Spaggiari

Sprechi record e nessun accenno all’inversione di rotta. Si aggirano intorno ai 200 miliardi di Yuan, circa 32 miliardi di dollari, gli sprechi alimentari in Cina, dove annualmente finiscono nella spazzatura 60 milioni di tonnellate di cibo, un dato a dir poco allarmante, soprattutto considerando che, ancora oggi,  sono 128 milioni le persone che vivono sotto la soglia di povertà nel paese.

Sebbene ancora molto lontana dai numeri degli Stati Uniti, dove il 40% della produzione di cibo finisce nella spazzatura, con una percentuale di rifiuti di origine alimentare pari al 70%, la Cina rappresenta uno dei paesi in cui il tasso di sprechi di cibo è in maggiore aumento. A differenza degli Stati Uniti e dell’Italia, in cui la maggior parte del cibo viene buttato tra le mura domestiche, in Cina è nei ristoranti e nelle mense che il problema degli sprechi alimentari si fa più pressante. Da una ricerca condotta nelle mense dell’Università di Pechino, risulta che gli studenti buttino nella spazzatura un terzo del cibo acquistato e, secondo una ricerca della China Agricultural University, gli sprechi alimentari provenienti dai ristoranti del Paese, rappresentano circa il 10% della produzione agricola cinese, abbastanza per sfamare 200 milioni di persone.

Dietro la tendenza allo spreco una fortissima componente culturale , come afferma Min Bao, manager dell’agenzia di consulenza alla CSR di BSR, “Le persone pensano che offrire grandi quantità di cibo sia una dimostrazione di grande ospitalità” spiega Bao, “con la crescita economica, gli sprechi sono aumentati notevolmente perché sempre più persone mangiano al ristorante”. Lo scorso anno la campagna anti-sprechi “Operation empty plate”, "operazione piatto vuoto," era diventata un successo virale. Lanciata dall’iniziativa di Xu Zhijun, un cittadino che aveva postato la foto di un piatto vuoto su su Weibo, la versione cinese di Twitter, invitando le persone a finire ciò che si ordina al ristorante, la campagna aveva ottenuto il sostegno del governo ed era stata promossa anche dai media più tradizionali. L’Operazione Piatto Vuoto però non è bastata ad innescare un cambiamento dei comportamenti di consumo. “In un’economia che cresce così rapidamente il tema degli sprechi è estremamente complesso”, spiega Min Bao, “Ci vorranno anni per educare i consumatori ad ottimizzare le risorse. L’abitudine a portare via il cibo che avanza al ristorante sta crescendo, ma le persone continuano ad ordinare sempre molto più cibo di quanto in realtà abbiano bisogno.” 

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