Mondo
La Cina aderisce alla missione di peacekeeping in Sudan
Il governo cinese annuncia l'invio in Sudan di un suo contigente per rafforzare la missione Onu di peacekeeping
La Cina ha accettato di inviare un contigente a sostegno della missione di peacekeeping delle Nazioni Unite in Sudan. Lo ha reso noto l’agenzia China New citata dall’Afp. Secondo l’agenzia di stampa cinese, su richeista dell’Onu, Pechino dispiegherà del personale medico, ingegneri, osservatori militari e poliziotti.
Senza rivelare cifre, China New si limita a citare il ministro cinese degli Affari esteri secondo il quale la Cina ha da sempre sostenuto le missioni di pace dell’Onu. Prova ne é, secondo il ministro, la decisione di consolidare gli sforzi della Comunità internazionale per il ritorno alla pace in Sudan. In realtà, per via degli interessi geostrategici (petrolio su tutto) che nutre in Sudan, la Cina si è da sempre opposta alle sanzioni dell’Onu contro il regime sudanese del presidente Omar el Beshir.
Il 24 marzo scorso, il Consiglio di sicurezza dell’Onu aveva deciso l’invio di una missione composta da oltre 10mila soldati per sostenere l’applicazione dell’accordo di pace siglato il 9 gennaio 2005 tra il regime centrale di Khartum e i ribelli sud sudanesi dello Splm/a (Esercito/Movimento di liberazione del Sudan). La forza di pace, battezzata Unmis (Missione delle Nazioni Unite in Sudan), ha un mandato inziale di sei mesi.
Negli ultimi anni, la Cina ha dispiegato nel mondo numerose forze di polizia a sostegno delle missioni Onu in Bosnia Ercegovina, Timor East, Liberia e Haiti. Nel contempo, si è sempre dimostrata reticente all’invio di militari.
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