Cultura
La Chiesa: pellegrini, andate in Terra Santa
I pellegrinaggi sono sicuri, ribadisce il Vaticano insieme a israeliani e palestinesi. "Gli scontri avvengono in territori lontani dai luoghi santi"
di Paola Mattei
I pellegrinaggi in Terra Santa, azzerati dalla ripresa del conflitto israelo-palestinese, possono ricominciare senza rischi.
E’ l’opinione unanime del Vaticano, degli israeliani e dei palestinesi, espressa durante una tavola rotonda nell’ambito del convegno dell’ Opera Romana Pellegrinaggi. Mons. Pietro Sambi, nunzio apostolico a Gerusalemme e in Palestina, Shmuel Hadas primo ambasciatore di Israele presso la Santa Sede, Mustafa Abu Sway, direttore del centro ricerche islamiche di Gerusalemme e padre Michele Piccirillo, archeologo della Custodia di Terra Santa, lo hanno affermato a piu’ riprese, dibattendo sulla situazione creatasi in Terra Santa dall’ottobre scorso, coordinati dal giornalista Bruno Vespa.
Monsignor Sambi ha affermato che nonostante la ripresa del conflitto amato ”il pellegrinaggio e’ possibile anche adesso”. ”Potete avere fiducia per la vostra sicurezza – gli ha fatto eco Sway – e vorrei rassicurare i pellegrini cristiani e invitarli a non lasciarsi ingannare dagli stereotipi divulgati dai mass media”. Sia Piccirillo che Sambi hanno specificato che i conflitti e le azioni violente sono spesso localizzati in zone precise, comunque non nelle zone dei santuari. Interrogati dal moderatore sulle prospettive della pace in Medio Oriente i conferenzieri si sono detti tutti convinti che la pace e’ ”inevitabile e irreversibile” anche se i tempi per un accordo non sono ancora chiari. ”Non so quante tombe dovremo scavare – ha commentato Hadas – prima di avere la pace. Ma sono convinto che il processo di pace e’ irreversibile e che va costruito abbandonando il piano religioso delle verita’ assolute per scendere a quello politico del compromesso e del negoziato”.
Sway ha sottolineato che ”la giustizia sara’ la prima pietra nella casa della pace”. Monsignor Sambi ha rilevato che ”l’ansia di pace della maggioranza delle persone, sia israeliani che palestinesi, dara’ i suoi frutti, a patto che si passi dalla prospettiva del conflitto a quella della fratellanza”. Il nunzio a Gerusalemme ha anche rilevato che ricominciare i pellegrinaggi in Terra Santa significherebbe anche ‘un gesto di solidarieta’ verso i cristiani di Terra Santa, piccola minoranza stretta tra nazionalismi e antagonismi israeliani e palestinesi, ”che spesso si sente abbandonata anche dal mondo cristiano”.
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