Cultura

La Chiesa non beatifica l’Occidente

L'editoriale di Giuseppe Frangi sull'impegno della Chiesa in queste ultime settimane.

di Giuseppe Frangi

Credo che, cattolici e non, si debba davvero essere grati alla Chiesa per quanto sta testimoniando in queste settimane. Grati per la sua giovinezza di spirito, a dispetto della veneranda età del suo capo e di tanti suoi esponenti. E’ una Chiesa che con fermezza e con una stupefacente baldanza non esita a schierarsi in prima linea nella difesa dei perdenti, che non lesina giudizi inclementi verso i vincitori, che smaschera con grande libertà i falsi miti in cui siamo immersi. Laicamente, c’è davvero da restarne stupiti.
I casi si sprecano. Agli inizi di giugno Oscar Rodriguez Maradiaga, cardinale honduregno, alla rivista 30 Giorni ha dichiarato che “nel contesto mondiale di oggi, l’opzione preferenziale per i poveri della Chiesa latinoamericana è più che mai attuale: la cosiddetta globalizzazione economica ha aggravato il solco esistente tra Paesi ricchi e Paesi poveri”. E poi, con durezza ha chiarito davanti a qualche pretesa di troppo, che “noi vescovi siamo pastori misericordiosi e non agenti dell’Fbi o della Cia”. Al Meeting di Rimini, settimana scorsa il cardinale di Bombay, Ivan Dias ha bacchettato le pretese occidentali di imporre al mondo in via di sviluppo modelli disperati: “Ha ragione il papa” ha detto. “Dopo il crollo del comunismo, tocca al capitalismo convertirsi”. Sempre da Rimini, il vescovo Diarmuid Martin, che è osservatore vaticano all’Onu ha denunciato “il protezionismo dei paesi del Nord in campi come l’agricoltura, che in effetti rendono poco… utili i fondi messi a disposizione».
Poi c?è il Papa, naturalmente, salito alla ribalta, prima a Toronto, in occasione della Giornata della Gioventù, e poi in Polonia, per il suo nuovo viaggio in patria. Il vecchio pontefice, che si commuove parlando dei martiri del comunismo, e ha la libertà di spirito per prendere le misure alla civiltà che ha preso il posto del comunismo. Come non condividere quel suo giudizio tagliente e drammatico sulla «rumorosa propaganda di liberalismo, di libertà senza verità e responsabilità»? Con le conseguenze di questa «libertà senza verità e responsabilità» ci scontriamo noi, nel mondo ricco, naufraghi di un?inedita inciviltà del benessere e si scontrano soprattutto, miliardi di persone nel mondo povero, naufraghi di modelli di sviluppo senza futuro.
«La domanda che si impone è drammatica», ha gridato il papa ai giovani di Toronto: «su quali fondamenta bisogna costruire la nuova epoca storica che emerge dalle grandi trasformazioni del secolo XX? Sarà sufficiente scommettere sulla rivoluzione tecnologica in corso, che sembra essere regolata unicamente da criteri di produttività e di efficienza, senza un riferimento alla dimensione religiosa dell’uomo e senza un discernimento etico universalmente condiviso?»
E poi ancora: «La domanda ritorna: su quali basi, su quali certezze edificare la propria esistenza e quella della comunità cui s’appartiene?»
Il Papa naturalmente ha fornito una sua risposta a queste domande fondamentali. E se le domande toccano tutti, le risposte dovrebbero riguardare solo i suoi fratelli nella fede. Invece si repira un?universalità nelle sue risposte, in cui l?esperienza della fede viene sempre messa in rapporto, con un ?guadagno? di umanità, quasi si trattasse di una verifica della verità della fede stessa. «Comunicate a tutti la bellezza dell’incontro con Dio che dà senso alla vostra vita. Nella ricerca della giustizia, nella promozione della pace, nell’impegno di fratellanza e di solidarietà non siate secondi a nessuno!», ha detto ai giovani a Toronto. E il fascino semplice di una prospettiva così non può lasciare indifferente nessun uomo che voglia e cerchi il bene.
C?è un?ultima notazione da fare. A Toronto si aspettavano 200mila persone, ne sono arrivate cinque colte di più. In Polonia, anche per ragioni sentimentali, si è radunata una delle più grandi folle che si siano mai viste nel continente. Anche i numeri contano. Perché dicono quanto sia grande e nient?affatto minoritario il desiderio di costruire un mondo più umano e più giusto.

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