«Dobbiamo puntare a un modello economico che abbia come riferimento la dignità della persona, il riferimento è alla dottrina sociale della Chiesa. Nel paradigma liberista, così centrato sull’individualismo indifferenziato, la persona viene schiacciata. È un pilastro imprescindibile della cultura progressista». Lo dice Stefano Fassina, responsabile del dipartimento Economia e Lavoro del Pd, autore di Il lavoro prima di tutto (Donzelli). Il saggio argomenta contro «l’insistenza di larga parte delle tecnocrazie sulla ricetta liberista per uscire dal tunnel». Pubblicato da poco, ha già fatto discutere, soprattutto all’interno del suo partito.
A qualcuno sembra contraddittorio unire progressismo e dottrina della Chiesa.
Lo è solo per chi pensa che la società sia la sommatoria di individui che massimizzano l’utilità personale. La persona invece va definita nella sua relazione con l’altro, come avviene sia nella dottrina cattolica sia nel pensiero socialista. A sinistra certe contaminazioni con il liberismo hanno avuto un peso ma non sono coerenti se si ha a cuore la valorizzazione di chi lavora. Mi creda, all’interno del Pd la larghissima maggioranza è in sintonia con lo spirito sociale della Chiesa.
È un tentativo di avvicinamento ai centristi e ai cattolici del Terzo Polo?
No, la mia non è una posizione strumentale. Ma un tentativo di arricchire la cultura progressista valorizzando filoni già presenti all’interno del Pd.
Nel modello economico che descrive che ruolo ha il non profit?
È un esempio di cittadinanza attiva. Nella democrazia effettiva a cui pensiamo deve avere un ruolo importante, è uno dei corpi intermedi da valorizzare. Bisogna riconoscere le funzioni sociali che svolge; mantenendo la responsabilità pubblica di accreditamento e verifica dei risultati, possono essere attribuite al non profit funzioni tradizionalmente svolte dallo Stato. Nell’ambito della formazione, della riqualificazione dei lavoratori, nell’assistenza, solo per fare alcuni esempi.
Come considera le decisioni prese dal governo sull’Imu agli enti non profit?
È una soluzione equilibrata: esclude le attività profit dall’esenzione e preserva quelle che, pur avendo un corrispettivo economico, soddisfano parametri che ne garantiscono la funzione pubblica.
Lei definirebbe il governo Monti “riformista”, come ha fatto Veltroni?
Monti si caratterizza per il bilanciamento tra forze alternative, non lo tirerei per la giacca. Certamente sta facendo il bene del Paese.
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