Welfare
La certezza della pena? La vogliono anche i detenuti
Dentro fuori di Ornella Favero
Le umiliazioni di un famigliare.
Nelle scuole di Padova c?è un padre coraggioso che va spesso, con il figlio detenuto in permesso premio, a incontrare gli studenti e a raccontare come sia facile che una persona faccia delle scelte sbagliate e rovini la vita sua e di altri, e come questo non succeda solo nelle famiglie dei delinquenti, ma anche in quelle perbene: «Quando vado da mio figlio in carcere subisco tante umiliazioni, perché ti trattano alla stessa maniera dei detenuti, cioè la colpa di chi è dentro cade spesso anche sui famigliari, sui genitori che di colpe non ne hanno nessuna. Io non ho fatto niente di male, gli altri tre miei figli sono persone oneste che non hanno mai avuto problemi, eppure mi sono trovato a non avere il coraggio di uscire di casa per la vergogna».
Colpevoli, ma anche vittime.
In campagna elettorale si parla ossessivamente di certezza della pena, ma anche i detenuti la vorrebbero, una pena certa. Certa soprattutto nei tempi, perché l?assurdità del nostro sistema è che la pena è sicura e inesorabile, ma arriva anche a dieci anni di distanza dal reato, con conseguenze disastrose, come spiega Franco Garaffoni, ?vittima? di questi tempi vergognosi: «Quando ho fatto il primo reato, se avessi scontato la pena subito avrei avuto la possibilità di capire il mio errore, dando anche un giusto valore alla libertà. Una espiazione tempestiva avrebbe comportato da parte mia una valutazione diversa nei confronti della giustizia, e forse non sarei stato indotto a commettere altri reati. Quindi ci saranno persone che hanno soldi ed energie per tirare in lungo i processi in vista di una possibile prescrizione, ma non è quello che voglio io».
Donne detenute e sogni europei.
Il parlamento dell?Unione Europea il 13 marzo ha approvato una relazione sulla condizione delle donne in carcere, raccomandando agli Stati membri che la detenzione delle donne incinte e delle madri con figli piccoli «sia prevista solo in ultima istanza» e che le istituzioni penitenziarie vengano incoraggiate ad adottare norme elastiche per quanto concerne le modalità, la frequenza, la durata e gli orari delle visite. L?Italia, che ha regole particolarmente rigide anche per i dieci miseri minuti di telefonata a settimana, che farà?
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