Non profit
La censura dei Moratti oscura il film sulla Saras
I petrolieri milanesi contro il documentario di Mazzotta
di Redazione
Il metodo è sempre
lo stesso: informare
gli organizzatori di visioni pubbliche e festival
del contenzioso in corso fra l’azienda e il regista. Così il timore di pagare risarcimenti sta tagliando le gambe
a «Oil» Asfissiati dall’azoto delle cisterne che stavano pulendo, il 26 maggio scorso morivano tre operai della Comesa. Ditta esterna che a Sarroch, poco più a sud di Cagliari, lavora per la Saras dei fratelli Moratti, Gianmarco e Massimo, un colosso da 15 milioni di tonnellate di greggio l’anno. Il 26 maggio però è anche la data d’inizio della battaglia legale contro il film che i Moratti non vogliono vedere e far vedere: Oil, il documentario firmato e prodotto dal regista pugliese Massimiliano Mazzotta. Il film raccoglie le testimonianze che denunciano i rischi ambientali e per la salute degli abitanti della zona, ma anche le condizioni di (non) sicurezza dei lavoratori. Un capitolo è dedicato anche alle ditte in appalto. Oil ha destato subito l’attenzione di tutta la stampa italiana, arrivando fino alle rotative dei quotidiani stranieri. Ora però potrebbe calare il sipario.
Già a primavera i legali della Saras, Angelo Luminoso e Guido Chessa Miglior, avevano inviato al tribunale di Cagliari una richiesta di sequestro probatorio. Solo il 7 agosto scorso però è arrivata la stoccata “mortale”: la citazione del regista per diffamazione, la richiesta di danni «patrimoniali e non» e la richiesta di ritiro completo del documentario. Documentario che d’altra parte ha avuto vita difficile fin dall’inizio.
A maggio, l’università di Cagliari ha di colpo annullato tutte le proiezioni già in calendario. Un atto di prudenza suggerito da una comunicazione “informativa” da parte della Saras sul contenzioso in corso. Una comunicazione tanto lecita quanto efficace. Tanto che ai primi di settembre i Moratti hanno deciso di spingere sull’acceleratore. E così un’altra missiva è arrivata sul tavolo del Festival del reportage ambientale di Genova, invitando la direzione a valutare l’opportunità della proiezione di Oil, in programma per il 17 settembre. L’organizzazione, non senza imbarazzo, sta valutando: «È la prima volta che ci succede in 12 anni di attività. Mazzotta è un bravo regista, sarebbe un peccato non dargli questa opportunità, ma il nostro budget non ci permette di affrontare un’eventuale azione legale contro la Saras».
Una mossa, quella dei Moratti, che di fatto gioca d’anticipo sul responso sulla prima istanza di sequestro. Il giudice civile non si è ancora espresso definitivamente e la prossima udienza è fissata per il 23 settembre. Sentita a riguardo, l’azienda non commenta se non con un generico «c’è un’azione legale in corso, ci sembra un atto doveroso in attesa di eventuali individuazioni di responsabilità».
Al regista, intanto, arriva la solidarietà di un altro Festival. Dal Cinemambiente di Torino fanno sapere che «noi siamo per la libertà di espressione e quindi proietteremo il film e inviteremo i registi, i rappresentanti della Saras ed anche i familiari delle vittime per un pubblico e civile confronto».
Dal suo studio di Milano, intanto, Mazzotta, con l’avvocato Giuseppe Fornari, attende le decisioni del tribunale. «Non ho niente di personale contro la famiglia Moratti, non ho dichiarato guerra a nessuno», spiega a Vita, «nel mio film ho semplicemente riportato le testimonianze raccolte a Sarroch». Già, ma le querele vanno di moda tra i potenti.
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