Sostenibilità

La cattedraleche tutti costruiamo

analisi La sfida del cambiamento globale e i comportamenti individuali

di Redazione

Gli ultimi dati su quello che viene definito il prodotto mondiale lordo (Gross World Product – Gwp – cioè il totale aggregato di tutti i beni finiti ed i servizi prodotti a livello mondiale) ci dicono che il 2007 si sarebbe chiuso con una crescita del Gwp del 5,4% e che, globalmente, ciò significa un dato di 72.300 miliardi di dollari. Solo nel 2006 il Gwp era di 66mila miliardi di dollari. La produzione economica globale è cresciuta di circa 18 volte dal 1900 al 2000. Il prodotto interno lordo degli Stati Uniti è cresciuto nel 2007 di 2,1% circa, mentre quello della Cina è cresciuto dell’11,7%, una cifra veramente impressionante che comunque si porta dietro enormi problemi ambientali e sociali (basti pensare, per citare un solo esempio, che oggi soltanto l’1% dei 560 milioni di cinesi che vivono in aree urbane respirano aria che può essere definita non inquinata secondo i parametri dell’Unione Europea).
Contemporaneamente è cresciuta la popolazione umana sull’intero globo: oggi abbiamo 6,7 miliardi di abitanti e, quasi sicuramente, secondo le proiezioni delle Nazioni Unite, raggiungeremo i 9 miliardi nel 2050. Quindi vi saranno più di 2,5 miliardi di esseri umani che si aggiungeranno alla popolazione mondiale, quasi tutti nei Paesi poveri, in via di sviluppo o di nuova industrializzazione. Un elemento molto significativo per interpretare questo quadro riguarda la progressiva crescita della classe dei “consumatori” della popolazione mondiale. Delle varie stime sin qui fatte da 1,7 miliardi a più di 2,2 miliardi di abitanti presentano uno stile di vita definibile “consumistico” nel senso che la capacità di potere di acquisto di queste persone va oltre il soddisfacimento dei bisogni essenziali.
Oggi una crescente classe di consumatori sta creando una pressione sulle risorse naturali e sugli interi sistemi naturali del pianeta francamente insostenibile. Dalla metà degli anni 80 del secolo scorso, come popolazione mondiale complessiva abbiamo realizzato il “sorpasso” (l’Overshoot): cioè nell’arco di un anno utilizziamo risorse naturali in maniera superiore alle capacità di rigenerazione delle stesse ed anche le capacità assimilative dei sistemi naturali dei prodotti dei nostri metabolismi sociali (quindi “rifiuti” solidi, liquidi e gassosi).
Secondo l’ultimo World Energy Outlook 2007 dell’Agenzia internazionale dell’energia, il cosiddetto scenario di riferimento prevede una crescita del 55% tra il 2003 ed il 2030 della necessità di energia primaria (con una media annuale di 1,8%). I Paesi in via di sviluppo, le cui economie e popolazioni stanno crescendo molto rapidamente, contribuiranno per il 74% di questo incremento. Cina ed India, da sole, rappresenteranno il 45% di tale incremento.
Come sappiamo, a fronte di questa straordinaria crescita, abbiamo ancora una consistente porzione della popolazione mondiale che vive in condizioni di totale indigenza: 2,8 miliardi di persone combattono la loro sopravvivenza quotidiana disponendo di meno dell’equivalente di due dollari al giorno mentre, sempre secondo i rapporti degli organismi delle Nazioni Unite, 825 milioni di persone sono ancora malnutrite e soffrono la fame.
Le conoscenze scientifiche che abbiamo sin qui raccolto sul Sistema Terra ci dicono chiaramente che è impossibile assicurare a 7, o a 8, o a 9 miliardi di esseri umani sulla Terra uno stile di vita equivalente a quello di uno statunitense o di un europeo attuale.
La politica e l’economia devono ormai prendere atto di questo e proporre con urgenza e con grande senso di innovazione, responsabilità e capacità di futuro una nuova agenda per il futuro del mondo.
Tante iniziative interessanti si stanno muovendo nella tecnologia, nelle innovazioni di processo e di prodotto, nei meccanismi di mercato, nei meccanismi della finanza, nell’individuazione di nuovi indicatori di ricchezza e di benessere, nei tanti processi che nelle diverse società umane stanno registrando iniziative, azioni concrete e processi che mirano alla sostenibilità e che partono, come si suole dire “dal basso”. Tutto un mondo che si sta muovendo e che è necessario favorire con politiche industriali, sociali ed economiche innovative.
Walter Stahel, il noto ed antesignano studioso dei cicli di vita dei prodotti, ricordando che il valore della sostenibilità sta nella sua capacità di visione, ha ricordato un piccolo aneddoto: alla domanda di cosa stessero facendo, tre tagliapietre rispondono così: uno dice che sta facendo passare le sue otto ore di lavoro, il secondo che sta tagliando la pietra calcarea in blocchi, il terzo che sta costruendo una cattedrale. La sostenibilità è la cattedrale che tutti stiamo cercando di costruire.


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