Welfare

La Cassazione apre ai Pacs, più tutela per le coopie di fatto

Nella sentenza 15760 depositata oggi dalla III sezione civile si legge che ''il movimento per l'estenzione della tutela civile ai Pacs conduce all'estensione della solidarieta' umana"

di Redazione

La Corte di Cassazione apre ai Pacs e sottolinea la necessita’ di garantire piu’ tutela alle coppie di fatto. In particolare, la III sezione civile nella sentenza 15760 depositata oggi evidenzia come ”l’attuale movimento per l’estenzione della tutela civile ai Pacs (Patti civili di solidarieta’ ovvero stabili convivenze di fatto) conduce all’estensione della solidarieta’ umana a situazioni di vita in comune”. L’occasione per fare esplicito riferimento ai cosiddetti Pacs, alla terza sezione civile viene offerto dal ricorso dei genitori di un minorenne, Giovanni L., che nel luglio dell’89 mentre si trovava a bordo di un pedalo’ a Taormina veniva investito, scaraventato in mare da un idrogetto condotto da un minorenne. In seguito all’urto Giovanni decedeva all’ospedale di Messina. Di qui la richiesta dei genitori e del fratello convivente di essere risarciti per i danni morali conseguenti alla morte del congiunto. La Suprema Corte, accogliendo il ricorso dei genitori del minore non si lascia sfuggire l’occasione per rivendicare con forza la necessita’ di garantire tutela ai Pacs. Infatti, scrive il relatore Giovanni Battista Petti, considerando anche ”il rapporto parentale tra genitori e figli e tra parenti prossimi conviventi, specie quando gli anziani genitori sono assistiti dai figli”, non si puo’ non tenere conto del fatto che ”anche i nuovi parenti vittime di rimbalzo lamenteranno la perdita del proprio caro”. Nel caso in questione poi, sottolinea ancora Piazza Cavour, ”il danno parentale interessa una societas stabilizzata con vincolo matrimoniale e discendenza legittima, onde i referenti costituzionali sono certi” ma piu’ in generale, la Cassazione ribadisce come ”l’attuale movimento per l’estenzione della tutela civile ai Pacs conduce appunto all’estenzione della solidarieta’ umana a situazioni di vita in comune”. Anzi, secondo gli ‘ermellini’ quanto al danno morale rivendicato dai familiari del minorenne morto e dal fratello, e’ necessario aumentarlo rispetto a quanto aveva stabilito la Corte d’Appello di Messina con sentenza del settembre 2001. Dunque, dovranno essere riconosciuti ai genitori 100 mln di vecchie lire ciascuno e 50 al fratello convivente tenendo conto ”della giovane eta’ della vittima, della drammaticita’ e della violenza dell’evento della morte in una situazione che doveva essere invece di svago e di divertimento” trattandosi di una vacanza estiva.


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