Tre mesi dopo la sentenza di primo grado che ha condannato all’ergastolo Rosa e Olindo Romano, nel febbraio 2009, Carlo Castagna ha annunciato che la casa dove è avvenuta la strage diventerà un rifugio per famiglie in difficoltà: «Raffaella, che ha sempre lavorato nel sociale e che ha sempre voluto aiutare i bisognosi, i poveri, i meno fortunati, avrebbe voluto così».
Lo stabile sarà dato in uso alla Caritas locale, che gestirà concretamente l’accoglienza delle famiglie. L’auspicio di Castagna, al momento dell’annuncio, era che si potessero fare i lavori necessari «entro l’estate», ma don Ettore Dubini, coordinatore della Caritas zonale, dice oggi che «la destinazione sarà certamente quella indicata, l’accoglienza temporanea e gratuita di famiglie in difficoltà, ma i tempi di realizzazione del progetto purtroppo sono lunghi». Per ragioni legali e giudiziarie i lavori di ristrutturazione della casa di via Diaz, infatti, non sono ancora partiti. Nel frattempo però i Castagna e la Caritas stanno già ragionando «su come intervenire sull’appartamento, perché ovviamente la ristrutturazione dovrà tener conto della nuova destinazione d’uso», precisa don Dubini.
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