Economia
La casa che…potrei
Unagenzia immobiliare comunale a Torino. A Bari fisco leggero per i proprietari che affittano. Il non profit in campo a Modena, Padova, Bergamo.
L?Italia abbonda di case. Vuote. È un triste primato quello del Belpaese, dove un?abitazione su quattro non ha dimoranti fissi. Al netto delle seconde case al mare e in montagna, si calcola in centinaia di migliaia il numero di abitazioni sfitte, inutilizzate dai proprietari per mesi o per anni. «I problemi sono due: molti sfitti, soprattutto nelle città, sono in realtà affitti in nero», spiega Maurizio Savignano del Sicet (il sindacato casa della Cisl) Lazio, «gli altri sono sfitti per lucro». In tempi di emergenza-casa ai massimi livelli, di affitti a prezzi inaccessibili e sofferte proroghe per gli sfratti, il recupero delle abitazioni sfitte potrebbe essere l?inizio della svolta. Qualcosa, in Italia, si muove. Le iniziative in atto sono numerose. Alcune di natura sorprendente.
Torino si impegna
Torino: 30 mila sfitti in città e una domanda di quasi 9mila nuclei familiari. «Non si può accettare che ci siano famiglie senza casa e case senza famiglia», disse alla cittadinanza nel 2001 il vescovo Severino Pletto. Da allora Comune e Curia si sono alleati nell?avvicinare i proprietari di case agli inquilini bisognosi. Il Comune ha creato una agenzia immobiliare interna che, con fondi pubblici, dà contributi agli inquilini, garanzie ai proprietari e agevolazioni fiscali a entrambi. L?ente ecclesiastico, oltre a recuperare risorse economiche attraverso la propria fondazione, lavora sulla ?garanzia personale? dei fedeli. «Non lasciate le case vuote», dicono i parroci durante le omelie, unendosi alle decine di volontari che, con il semplice passaparola, fanno conoscere l?iniziativa comunale ai proprietari di case sfitte. «Il risultato è assai soddisfacente», dice Roberto Tricarico, assessore alle Politiche abitative, «almeno 3mila nuovi contratti, 350 negli ultimi mesi del 2005». E una risonanza nazionale. Ad Aosta muovono i primi passi, sulla falsariga torinese.
Bari ci prova
Più a sud, passaparola e fiducia sono le armi usate anche dalle associazioni inquilini pugliesi, in particolare a Bari e provincia, dove le case vuote raggiungono le 100mila unità. «Proponiamo alle due parti contratti a canale concordato, una sorta di equo canone moderno con detrazioni fino al 40% per i proprietari», dice Carmine Chiusano, Sicet Puglia. «A Bari, nell?ultimo anno, abbiamo raggiunto il 10% dei contratti totali».
Genova investe
«L?investimento del mattone rende sempre», spiega Stefano Salvetti, del sindacato Cisl ligure. «A Genova, dal 1992 ad oggi i prezzi degli affitti sono raddoppiati, e i proprietari si tengono strette le seconde o terze case». Gli sfitti in città sono 30mila, ma qualcosa si muove. «A febbraio sindacato inquilini, enti locali e associazioni di proprietari si sono riuniti per avviare una politica abitativa concreta», dice Salvetti. Di concreto, per ora, c?è un investimento regionale di fine 2005, 4,5 milioni per recuperare mille abitazioni sfitte, in aree dismesse della città. In Liguria c?è anche una proposta di legge per requisire per 18 mesi le case inutilizzate: ai proprietari vanno l?80% dell?affitto e l?esenzione dall?Ici. Lo stesso chiedono alcuni consiglieri di Veneto, Lazio e Lombardia (Milano ha oggi l?8% di sfitti, secondo uno studio del Politecnico).
Il non profit in campo
E mentre nell?ottobre scorso il Comune ha creato l?Agenzia per la casa, a Modena a facilitare l?incontro tra proprietari e inquilini ci pensano anche cooperative e associazioni. Non è l?unico esempio di mediazione sociale che si mette al servizio delle politiche abitative, e gli esempi non mancano. L?associazione Casa Amica di Bergamo, che gestisce oggi 70 abitazioni, dal 1993 convince i proprietari ad affittare a nuovi immigrati e persone disagiate. Vicini di Casa onlus di Udine fa altrettanto, mentre la cooperativa sociale Nuovo Villaggio di Padova, nata anch?essa nel 1993 per dare alloggio a chi non può permettersi affitti da capogiro, firma 40 nuovi contratti ogni anno. «Notiamo una fiducia sempre maggiore dei possessori di case, anche verso i loro inquilini», afferma Paolo Brigo, presidente della cooperativa. «Le banche ci aiutano, e siamo un riferimento per le persone della zona, che ci segnalano sempre nuovi casi». Una vera impresa sociale che, nel vuoto legislativo attuale, trova soluzioni abitative tramite passaparola e vuole crescere. Governi futuri avvisati.
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