Non profit
La carta della rappresentanza
Uno strumento a disposizione del terzo settore orientarsi nella creazione di reti e luoghi di rappresentanza. Olivero: «Un messaggio importante sia per il mondo del non profit sia per la politica»
di Luca Zanfei
Per il terzo settore il 2009 si apre all’insegna dell’innovazione politica. La presentazione della Carta della rappresentanza e la contestuale apertura di un sito dedicato (www.cartadellarappresentanza.it) sono la definitiva affermazione di un nuovo modo di intendere il proprio ruolo istituzionale e le diverse strategie di governance interna. D’ora in poi il non profit avrà a disposizione uno strumento per orientarsi nella creazione di reti e luoghi di rappresentanza, così da rendere più agevoli i rapporti con la pubblica amministrazione.
Una mappa di regole e impegni trasparenti
Fondata su nove principi cardine e rispettivi 16 impegni per rappresentati e rappresentanti, la Carta indica poche ma chiare regole di trasparenza. Si va dal rispetto e dalla valorizzazione di esperienze e identità di ogni specifico soggetto, alla scelta di specifici criteri di selezione in nome del coinvolgimento diretto del rappresentato ai processi decisionali; in più si definiscono impegni stringenti per ogni figura coinvolta nel meccanismo rappresentativo (scarica qui il Pdf).
«Abbiamo ragionato su due obiettivi», spiega il presidente del CsvNet, Marco Granelli. «Da una parte rafforzare e compattare le reti di rappresentanza locale per avere più potere in sede di Piani di zona; dall’altro riuscire a integrare volontariato e terzo settore anche a livello nazionale, per avere una rappresentanza unitaria del non profit». Due livelli di azione che rispecchiano lo stesso percorso di stesura della Carta che, promossa nel 2006 dal Celivo (Csv della provincia di Genova) per favorire i rapporti tra volontariato, terzo settore e Pa, è entrata poi nella programmazione del Coordinamento nazionale dei Csv e, successivamente adottata dal Forum del Terzo Settore.
Un messaggio di unità
«In questi anni c’è sempre stata l’urgenza di organizzare una vera rappresentanza del volontariato, che oggi ha più difficoltà di altri a fare rete e a proporre un’interlocuzione credibile», ammette Granelli. «Contestualmente si doveva finalmente lavorare sul superamento della divisione storica e del conflitto latente tra volontariato e terzo settore. Riuscire a integrare le due realtà è un messaggio forte di unità e, nello stesso tempo, potrebbe rinforzare le stesse radici valoriali del non profit».
Una linea di azione che nel tempo ha visto la piena adesione del Forum. «La più volte richiamata sinergia tra volontariato e terzo settore può essere un passo importante nella creazione di reti allargate e quindi più credibili a livello istituzionale», spiega il portavoce unico del Forum, Andrea Olivero (nella foto). «Ma il valore aggiunto della Carta sta soprattutto nell’aver definito in modo chiaro e trasparente la dinamica tra rappresentante e rappresentato. Un messaggio importante sia per il mondo del non profit sia per la stessa politica, in vista di una sempre più necessaria riforma del meccanismo di rappresentanza». Per ora i principi della Carta verranno applicati in via sperimentale nei diversi territori, con l’obiettivo di «arrivare prima o poi a convogliare le diverse anime del settore in un unico soggetto strutturato e credibile», afferma Olivero. Per il momento, spazio alle esperienze locali anche nella definizione delle strategie. «Non vogliamo imporre dall’alto le regole» conclude Granelli. «Saranno le diverse esperienze fatte a livello locale a tracciare una linea da poter discutere. Per questo abbiamo aperto un sito di confronto delle buone pratiche».
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