Welfare

La Carovana anti-mafia approda in Sicilia

Commemorazioni, iniziative, ma soprattutto l'emersione dei fenomeni concreti della lotta alla mafia, come l'utilizzo dei beni confiscati

di Redazione

La mattina del 2 aprile del 1985, poco dopo le 8.35, sulla strada statale che attraversa Pizzolungo (Trapani), Barbara Rizzo, 30 anni, a bordo della sua auto, sta accompagnando a scuola i figli Salvatore e Giuseppe, gemelli di 6 anni, proprio nel momento in cui sta passando anche l'auto blindata del sostituto procuratore Carlo Palermo con le auto di scorta. A lui è destinata un'autobomba che viene fatta saltare. Il magistrato esce illeso, ma Barbara e i suoi figli muoiono.

Da Pizzolungo, da quel tragico episodio, parte la tappa siciliana della Carovana internazionale antimafie, promossa da Arci, Libera e Avviso Pubblico, in collaborazione con Cgil, Cisl, Uil e Ligue de l’Enseignement, al suo sedicesimo viaggio (leggi anche il blog Siculamente sul tema) . Partita simbolicamente da Tunisi, dal paese che ha dato l’avvio al complesso percorso delle primavere arabe e che ha ospitato l’edizione 2013 del Forum Sociale Mondiale, è approdata in Sicilia, la prima delle regioni italiane che la Carovana che attraverserà in un viaggio che durerà 69 giorni. Ci sarà poi una seconda parte di Carovana che raggiungerà in ottobre (dal 3 al 10) le città francesi di Marsiglia, Nizza, Tolone, Nimes e Bastia.

In Sicilia la Carovana si fermerà dal 2 al 6 aprile. Cominciando appunto da Pizzolungo, dove si commemorano Barbara e i suoi figli.  A Trapani, sempre il 2, manifestazione davanti alla fabbrica di Calcestruzzi Ericina Libera, come è stata denominata dopo essere stata confiscata alle mafie.

Il 3 aprile la Carovana raggiungerà Palermo e Caltavuturo. Verranno allestiti banchetti di raccolta firme per la legge di iniziativa popolare ‘Io riattivo il lavoro’ e nel capoluogo verrà anche organizzato un incontro nella scuola Duca degli Abruzzi.

Il 4 aprile si sposterà a Mazzarino, dove si terrà un’ iniziativa su immigrazione e caporalato. Sempre in quel giorno raggiungerà Niscemi dove si unirà al presidio permanente No Muos. Nel pomeriggio, al centro sociale Totò Liardo, si terrà un dibattito sul ruolo delle donne nell'antimafia e nel pacifismo. Alle 20, presso il presidio, verrà organizzata una cena sociale con i prodotti dei terreni confiscati alla mafia.

Il 5 aprile la Carovana arriverà a Catania e a Misterbianco, con iniziative davanti alla aziende Aligroup e Riela, confiscate alle mafie. Ci sarà poi un incontro sugli spazi sociali da riconquistare alla cittadinanza.

Il 6 aprile a Messina ci saranno iniziative di sostegno ai movimenti che si battono contro le grandi opere inutili (No Ponte) e un presidio a Giardini di Naxos dove la popolazione si oppone al porticciolo in costruzione.

In provincia di Napoli, la Carovana arriverà il 15 aprile dalla Calabria. Per quella giornata è in programma una partita di calcio tra la squadra Nuova Quarto (sottratta alla camorra e affidata alle associazioni antiracket) e una selezione dei familiari delle vittime di camorra che si sono uniti in un coordinamento. Sempre il 15 è prevista anche un’iniziativa alla Cittadella della Scienza, andata in gran parte distrutta a causa di un incendio doloso.

Come è tradizione della Carovana, le iniziative programmate non hanno solo lo scopo di denunciare le situazioni critiche che emergono nei territori attraversati, ma anche quello di portare solidarietà e rendere visibili le tante esperienze positive di lotta alle mafie, alla corruzione, al malaffare che esistono in Italia.

 

DATI E STATISTICHE
SUI BENI SEQUESTRATI E CONFISCATI

(aggiornati al gennaio 2013)

Secondo i dati dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, al 7 gennaio 2013 sono 12946 i beni confiscati alle mafie. Di questi 11238 sono immobili, mentre 1708 sono aziende. Ad aggiudicarsi il primato è la Sicilia che conta 5515 beni confiscati (il 42.60% del totale), seguita da Campania con 1918 beni, Calabria con 1811, Lombardia (prima regione al Nord) con 1186 beni, Puglia con 1126.
In particolare, i beni immobili sono in maggioranza destinati e consegnati (5859), seguiti dai beni dati in gestione (3995), da quelli non consegnati (907), e da quelli usciti dalla gestione (477). Così come sono 1211 le aziende attualmente in gestione e 497 quelle uscite dalla gestione.
Sono le due facce della confisca, quella degli immobili e delle aziende sottratte alla criminalità: di queste strutture giunte alla fase della confisca definitiva, più del 70% ha delle criticità che ne impediscono il riutilizzo immediato.
La più rilevante è sicuramente quella del peso ipotecario sui beni immobili. Ciò comporta una complessa e lunga attività istruttoria finalizzata a rendere il bene libero da pesi ed oneri, un iter che richiede molto tempo a discapito dell’immediato riutilizzo.
Occorre spezzare il legame esistente tra il bene ed i gruppi mafiosi, per intaccare il potere economico delle mafie e marcare il confine tra l’economia legale e quella illegale: lo diceva Pio La Torre, fautore della omonima legge (cd.‘Rognoni- La Torre’). Il deputato del PCI non fece nemmeno in tempo a vedere approvata la sua ‘creatura’ in quanto venne assassinato prima dalla mafia. Colpire i beni accumulati in modo illecito è il punto di partenza per incrinare il potere dei mafiosi.
Purtroppo dal sequestro all’assegnazione la strada non è facile.
La legge 109/1996, che prevede il riutilizzo a fini sociali, richiede oggi una boccata d’ossigeno, un impegno preciso da parte dei futuri governi, a cominciare dallo stanziamento di risorse adeguate. Le tante cooperative nate in questi anni per gestire i beni confiscati dimostrano invece che la costruzione di pratiche inclusive e la creazione di lavoro, non solo è possibile, ma è l’unica strada da perseguire se davvero si vogliono sconfiggere le mafie.
La lotta alle mafie, il contrasto alla corruzione e all'evasione fiscale richiedono anche un vero e proprio moto di riscatto etico e civile.
Va sostenuta l’educazione alla legalità democratica come processo di educazione popolare alla consapevolezza dei diritti e dei doveri, alla cittadinanza attiva e responsabile. Vanno potenziati tutti gli strumenti fin qui sperimentati nella lotta alle mafie, ed estesi alla lotta contro la corruzione. I capitali mafiosi e quelli derivanti dalla corruzione costituiscono un‘economia alternativa e trasversale a quella statale che deve essere ‘riacquistata’ dalla collettività, più consapevole oggi rispetto al passato che la repressione e la lotta repressiva alla criminalità organizzata sarebbero vanificate dall’assenza della partecipazione di tutte e di tutti.
 

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