Welfare

La Caritas chiede il Reddito di Inclusione Sociale in tempi brevi

Francesco Marsico, responsabile Area Nazionale dell'associazione, che è promotrice dell'Alleanza contro le povertà non ha dubbi: «L’assenza di una vera misura di contrasto alla povertà si sente, serve attenzione al fenomeno, ma senza provvedimenti di emergenza o bonus temporanei. La società civile si è già mossa, ora tocca allo Stato»

di Gabriella Meroni

Se non ora, quando? Il binomio tesoretto e crisi dovrebbe portare a decidere in tempi brevi di varare il reddito di inclusione sociale. La pensano così i promotori dell’Alleanza contro la povertà, l’ampio coordinamento che ha messo a punto la proposta. Il Governo si è impegnato a fare del contrasto alla povertà uno dei capisaldi della sua agenda dei prossimi anni. Su questo fa leva l'appello dalla Caritas Italiana, che per bocca del responsabile Area Nazionale Francesco Marsico ribadisce: «L’assenza di una vera misura di contrasto alla povertà si sente, serve attenzione al fenomeno, ma senza provvedimenti di emergenza o bonus temporanei».

Insomma c’è bisogno del Reis
Credo che ormai sia chiaro, e mi auguro che su questo punto si possano trovare ampie convergenze politiche, al di là delle ideologie e degli schieramenti.

E la palla deve passare alla politica…
Per forza. La società civile si è già mossa, e la rete dell’Alleanza lo dimostra. Alle organizzazioni che la compongono va riconosciuto il merito di aver portato all’attenzione della politica un tema che fino a tre o quattro anni fa non era neppure in agenda. Il dibattito era incentrato addirittura sulla presenza o meno del fenomeno povertà assoluta in Italia, non certo su quale misura attuare per contrastarla. Oggi finalmente nessuno nega l’emergenza, ma dalle parole tocca passare ai fatti.

Negli ultimi tempi qualcuno ha avanzato l’ipotesi che il tesoretto potrebbe prendere altre strade, prima tra tutte quella del risanamento del debito. Voi che cosa ne pensate?
Pensiamo che far uscire dalla povertà chi oggi vive questo dramma, e dare risorse a chi non ne ha sia la migliore forma di risanamento, perché se è vero che la ripresa economica non si basa solo su un aumento dei consumi, è altrettanto vero che rimettere nel mercato soggetti che ne sono usciti non può che far bene anche ai nostri conti pubblici.

Non ci sono più scuse dunque?
Non dico questo, dico solo che occorre dare un segnale forte e investire massicciamente, ora che si intravede l’inizio della ripresa, per contrastare la povertà in Italia attraverso una misura stabile e permanente. I sacrifici di oggi varranno in futuro, come è già accaduto in Francia e Germania, dove la crisi si è abbattuta meno violentemente sulle famiglie proprio per la presenza di misure simili al Reis.

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