Volontariato

La Caritas boccia il piano Maroni

Dello stesso avviso Unhcr e Oim che hanno espresso «contrarietà e dissenso» al piano di accoglienza

di Redazione

La Caritas italiana insieme all’Unhcr (alto commissariato rifugiati Nazioni Unite) e all’Oim (Organizzazione internazionale migrazioni) ha espresso formalmente ”contrarietà e dissenso” al piano di accoglienza dei profughi dal Nord Africa messo a punto dal ministro dell’Interno, Roberto Maroni.

Le tre organizzazioni non condividono il progetto di trasferire nella ex base Nato di Mineo in provincia di Catania (7.200 posti complessivi) tutti i richiedenti asilo provenienti dai vari Cara (Centri di accoglienza per richiedenti asilo) per fare posto ai nuovi arrivati sulle coste italiane. A Mineo, secondo le tre organizzazioni, dovrebbero essere ospitati le migliaia di immigrati giunti in queste settimane dai paesi del Nord Africa.

I Cara, sostengono le organizzazioni umanitarie, devono invece mantenere la loro funzione di centri per i richiedenti asilo, e a Mineo possono essere accolti invece i nuovi profughi che arrivano dal Nord Africa. In ogni caso va costruito un piano che coinvolga tutto il Paese e non solo il Mezzogiorno d’Italia. Il problema principale intanto resta la definizione dello status dei nuovi arrivati. Dunque il tavolo di collaborazione lanciato dal ministro Maroni con Caritas, Unhacr e Oim, per gestire la crisi umanitaria, sta incontrando ostacoli sempre più seri per differenze di valutazione.

Le varie organizzazioni hanno espresso formalmente il loro dissenso al ministro. Il direttore generale della Caritas italiana, Vittorio Nozza, ha detto poi al Sir, l’agenzia stampa della Cei: ”Nei prossimi mesi dovremo fare i conti con un piano di accoglienza straordinaria che, probabilmente, coinvolgerà tutto il Paese e non si limiterà, dunque, al solo meridione d’Italia come paventato dal ministro dell’Interno all’inizio di questa crisi”.

Nozza ha poi spiegato che è necessario ”garantire protezione umanitaria temporanea” ai profughi provenienti dal Nord Africa, ”sarebbe un atto di grande responsabilità garantire la protezione umanitaria temporanea, come previsto dal nostro testo unico sull’immigrazione”. I nordafricani che sbarcheranno in Italia, osserva Nozza, non sono semplici ”clandestini”, ”quindi non si può pensare di rimpatriarli tout court, dato che gli accordi stipulati con i Paesi d’origine sono oggi assai difficilmente applicabili e comunque i contesti di origine non garantiscono un rientro sicuro. Non si può neanche accordargli incondizionatamente l’asilo in quanto non sussistono i requisiti richiesti dalla Convenzione di Ginevra”.

”Su cosa accadrà nei prossimi mesi è difficile fare previsioni – dice Nozza – senza dubbio, dobbiamo aspettarci un considerevole aumento degli arrivi, soprattutto di richiedenti asilo dal Corno d’Africa e dall’Africa sub sahariana, per anni bloccati in Libia”.

Caritas italiana e le Caritas diocesane, conclude mons. Nozza, auspicano che “tutti gli strumenti diplomatici vengano messi in atto perché il massacro si fermi, e possano affermarsi governi democratici capaci di venire incontro alle legittime aspirazioni delle popolazioni locali di libertà e rispetto dei diritti”. Perciò ”si preparano ad affrontare un’emergenza che l’Europa dovrà condividere. Nella consapevolezza che – unendo le forze e condividendo l’esperienza maturata in questi anni – saranno poi chiamate ad un intenso lavoro di ricostruzione in tutto il Nord Africa”.


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