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La carica delle ordinanze

Viaggio nell'Italia dei divieti, delle multe, della tolleranza zero. Spesso ai limiti dell'assurdo

di Maurizio Regosa

Promettevano la rivoluzione d’agosto. Ma pacifica. Ordinata. E soprattutto efficace. Ve li ricordate i sindaci al nastro di partenza nella gara delle ordinanze? Era il 5 agosto dello scorso anno e il Viminale liberava la voglia di protagonismo degli sceriffi d’Italia, allargando per decreto le competenze dei sindaci in materia di sicurezza urbana. Uno lo scopo dichiarato: trasformare in un Paradiso quello che era stato per secoli il Belpaese e che poi era diventato il bengodi di lavavetri, accattoni, prostitute, venditori ambulanti…

Da quel cinque agosto, un flusso di ordinanze ha invaso i territori e continua inarrestabile. Divieti che si accumulano a divieti. Decisioni prese anche sull’onda delle chiamiamole emozioni. L’ultima per esempio è firmata dal sindaco di Varallo Sesia, in provincia di Vercelli: 500 euro comminabili alle donne che indossino il cosidetto burkini (costume intero unito al copricapo).  I bambini potrebbero spaventarsi, argomenta – si fa per dire –  il primo cittadino.

Un lungo elenco

Ma quella di Varallo Sesia non è che la più recente delle moltissime ordinanze creative. Impossibile contarle tutte. Due soprattutto all’inizio gli ambiti in cui le amministrazioni comunali hanno inteso intervenire: la lotta alla prostituzione e l’ordine pubblico. Con annunci che inevitabilmente conquistavano le prime pagine dei giornali. La cosiddetta “guerra” alle lucciole e ai clienti ha sedotto città grandi e piccole: Milano, Roma, Brescia, Parma, Padova, Verona, Silvi, Pescara. Quella contro l’accattonaggio ha trovato seguaci ad Assisi, Verona, Venezia, Firenze (che aprì la strada, con la famosa ordinanza contro i lavavetri). Senza quartiere anche l’impegno contro ambulanti abusivi e il trasporto di merce in borsoni (per esempio a Venezia, Alassio, Roma, Cortina d’Ampezzo, Forte dei Marmi, Brescia).  

L’appetito vien mangiando

Ordinanza dopo ordinanza, però, è come se i primi cittadini si siano per così dire affezionati allo strumento (in molti casi ben prima di averne monitorato seriamente l’efficacia). E così il raggio dei divieti è andato allargandosi. Taluni hanno già raccolto il plauso di molti (la battaglia milanese contro la giovanile affezione alla bottiglia e all’alcol, ad esempio). Mentre è ancora presto per dire se piacerà la decisione del sindaco di Capoliveri, all’isola d’Elba (che ha seguito il capoluogo lombardo sull’alcol). Dal prossimo 25 agosto, in questo comune di 4 mila anime, 12mila d’estate, e dove lavorano 15 vigili urbani, stagionali compresi, i minori di 16 anni sorpresi in luogo pubblico in possesso di sigarette potrebbero essere sanzionati. Non dovranno neanche fumarle, le bionde. Basterà averle in tasca. «Il nostro obiettivo non è la repressione, ma la salute dei nostri ragazzi» ha spiegato il sindaco Ruggero Barbetti, «Questa ordinanza ha uno scopo educativo. Per quanto ne sappiamo, siamo i primi in Italia a compiere una scelta del genere». Bravi proprio.

Cifre da capogiro

Quanto alle multe, sono ovviamente salatissime: ad Elba, come in molti altri casi, si va dai 250 ai 500 euro. Del resto la cifra tanto più è tonda, tanto più fa da numero magico. Nessun stupore se ha galvanizzato gli sceriffi, incuranti di ogni equità (se parcheggio la macchina impedendo il passaggio a una persona con disabilità rischio molto, ma molto meno…). 500 è ad esempio il massimo della sanzione messa a punto il 15 luglio scorso ad Abbiategrasso: giovani la sera divertitevi pure, ma in silenzio. Se causerete schiamazzi notturni, saranno 500 euro. E che diamine.

Del resto questa smania di divertirsi, che sarà mai. Anche a Parma, dallo scorso anno, tolleranza zero contro il viziaccio. Lì il super-volitivo sindaco Vignaliha candidamente ramanzineggiato: «voglio cambiare le abitudini dei giovani che non possono andare in discoteca alle due di notte. Devono uscire dai locali a quell’ora e andare a dormire. Per me bisognerebbe chiudere tutti i locali ed evitare che la gente stia in giro fino a tardi». Per la verità, non è che la cronaca registri cambiamenti epocali…

E poi ci sono le ordinanze pazze

Un ambito in cui la creatività si è sbizzarrita, quello delle ordinanze. Talune hanno una apparente ragionevolezza. A Pordenone per esempio a luglio il sindaco ha vietato «l’assembramento di due persone» (sic!) in una zona del centro cittadino. Il motivo? Tutelare la quiete dei residenti. La sanzione? Ovviamente da 25 a 500 euro. La stessa oscillazione che devono mettere in conto quei clochard temerari che dovessero bazzicare dalle parti di Como con l’intenzione di chiedere la carità. Oltre alla multa, è prevista la confisca delle elemosine. Inflessibili, vero? Al confronto quelli di Bergamo sono dei mollaccioni. Lo scorso maggio è entrata in vigore un’ordinanza che permette l’accattonaggio, a patto però che il mendicante non stia più di un’ora nella stessa strada e non esibisca un cane più piccolo di sei mesi.

Cosa non si farebbe per il decoro?

Prendete Rimini. Un tempo mecca del divertimento, dal marzo dello scorso anno sagrato della penitenza. Via cani dalle strade, via senza tetto dalle panchine, ma anche i ragazzini dai parchi e dalle piazze. Proibito giocare con una palla o sedersi a chiacchierare sui gradini di un monumento, perché «indecoroso». Più comprensivo il sindaco di Sanremo che dopo aver vietato gli scalini in piazza Colombo, ha fatto una parziale marcia indietro dettata ovviamente dal buon senso. Dal 21 luglio, gli under 12 e gli over 60 possono tornare a riposarsi sul bordo delle fontane della piazza (e a controllarne le carte d’identità saranno i vigili urbani, che evidentemente poco hanno da fare). Quanto agli altri, che hanno dai 13 ai 59 anni, prego, stiano pure in piedi…

 

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