Formazione

La carica dei14 mila

È il numero dei soci della Banca popolare etica.Ha 1.500 clienti,43 miliardi di depositi. E ha aperto solo 8 mesi fa.Il presidente Fabio Salviato, racconta i perché di questo successo

di Francesco Maggio

Quella di Banca etica è una bella storia di fiducia,coraggio,lungimiranza e determinazione. Ma è soprattutto una storia di pazienza, rara e straordinaria, dimostrata nel corso di 5 lunghissimi anni, dal 24 dicembre 1994 all’8 marzo 1999, dapprima da 22 e poi via via da molte di più (fin oltre 13 mila) persone fisiche e giuridiche per coronare un sogno ritenuto da tanti irrealizzabile: dar vita ad una banca popolare avente lo scopo esclusivo di sostenere le organizzazioni non profit, orientare il risparmio verso iniziative di utilità sociale ed erogare il credito non solo sulla base di garanzie patrimoniali ma anche confidando sulla “semplice” onestà delle persone e la significatività socio-economica e occupazionale dei loro progetti. Tutto nacque dall’intuizione che il movimento delle Mag (Mutue di autogestione), le Acli, l’Arci, l’Agesci e poche altre associazioni ebbero in quel lontano inverno del ‘94 fondando, appunto il 24 dicembre, l”Associazione verso la banca etica” con l’obiettivo di definire le tappe costitutive di una banca amica del Terzo settore. A metà degli anni Novanta, infatti, le politiche di convergenza verso i parametri di Maastricht andavano imponendo un progressivo rafforzamento del nostro sistema creditizio che, inevitabilmente, finiva col ripercuotersi anche su realtà come per esempio le cooperative finanziarie, “polmone” storico degli enti senza fine di lucro, obbligate per questo a dotarsi di un capitale sociale decisamente più consistente di quello di cui già disponevano. Prese corpo così l’idea di una banca etica intesa come punto di incontro tra risparmiatori che condividevano l’esigenza di una gestione più consapevole e responsabile del proprio denaro ed organizzazioni non profit attive sul fronte imprenditoriale ed occupazionale. Già dopo pochi mesi, il 10 giugno ‘95, all’Associazione subentrò la “Cooperativa verso la banca etica” allo scopo di cominciare subito la raccolta del capitale minimo necessario, 2 miliardi di lire, per costituire una banca di credito cooperativo. «All’inizio pensavamo fosse la forma giuridica che meglio rispondesse alle nostre esigenze» racconta Fabio Salviato, allora presidente della cooperativa ed oggi della banca, «ma il fatto che questo istituto possa operare solo in ambito regionale ci fece presto cambiare idea. Decidemmo perciò di volare più alto e di puntare alla banca popolare, che tiene sempre fede ai principi fondanti della cooperazione e della solidarietà, ma che permette di agire su tutto il territorio nazionale». Ma per tirar su una struttura simile occorreva un capitale minimo di ben 12 miliardi e mezzo e fu così che Salviato e company cominciarono a girare in lungo e in largo la Penisola per spiegare a cittadini, associazioni, imprenditori, istituzioni il “verbo” di una banca della solidarietà. «Ho trascorso negli ultimi tre anni» ricorda il presidente, «almeno duecento giorni all’anno fuori casa, viaggiando da Nord a Sud, dal Centro alle Isole per migliaia e migliaia di chilometri. Ma mi sono divertito ed entusiasmato come non mai». Tra lo stupore degli stessi soci che nel frattempo aumentavano vertiginosamente e permettevano di raggiungere il tetto dei 12 miliardi e mezzo e il sempre più malcelato fastidio di quelli che all’inizio avevano sbattuto le porte in faccia all’iniziativa, si giunge alla data cruciale del 30 maggio ‘98 quando, nel corso di una pubblica e affollatisssima assemblea, viene approvato a larga maggioranza lo statuto che trasforma la cooperativa in banca popolare. Ma non è ancora finita. Manca un ultimo, fondamentale passaggio: l’autorizzazione della Banca d’Italia che, puntuale, viene rilasciata anch’essa nel novembre ‘98. Ormai i giochi sono fatti. Si tratta solo di definire le prime strategie di mercato (volutamente non aggressive), i prodotti finanziari da lanciare (certificati di deposito, prestiti obbligazionari e 4 tipi di conti corrente) ed anche il fatidico giorno dell’apertura a Padova del primo sportello arriva: l’8 marzo di quest’anno, il giorno della festa della donna perché la banca è donna ma anche del ventunesimo anniversario del primo prestito “alternativo” erogato dalla Mag di Verona ad una cooperativa agricola della Valpolicella, tutt’ora in ottima salute. In poco meno di 8 mesi la banca ha aperto uffici di rappresentanza a Brescia e Milano, annovera 13.500 soci, di cui 2000 persone giuridiche, ha un capitale sociale di 17 miliardi di lire, 1500 clienti hanno aperto conti correnti o depositato risparmi con obbligazioni o certificati di deposito per complessivi 43 miliardi, sono stati finanziati 86 progetti per un totale di 26 miliardi. Di traguardi simili c’è davvero di che essere soddisfatti. Ma se chiedete a Paolo, Rossella, Simona e a tutti gli altri 10 dipendenti della banca cosa ne pensano al riguardo, vi rispondono che il bello comincia adesso.


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